I 7 principali monumenti all’acciaio a Terni
9 Marzo 2021L’industria dell’acciaio è un elemento cardine dell’economia di Terni. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si è fortemente radicata nella storia, società e cultura della città.
In particolare, dal secondo dopoguerra la città ha assunto pienamente la sua fisionomia industriale. Come? Attraverso una massiccia opera di ricostruzione e una grande espansione che ne ha profondamente modificato e condizionato l’urbanistica.
E non potevano che essere in acciaio, ferro o materiali simili alcuni monumenti contemporanei che celebrano simbolicamente la vocazione di Terni. Una sorta di museo a cielo aperto, con opere che fanno parte del patrimonio artistico locale e a cui i ternani sono molto affezionati.
Tra le numerose realizzazioni che fanno riferimento all’industria e al lavoro in fabbrica, o in cui acciaio e ferro hanno trovato largo impiego, ecco una selezione di 7 principali monumenti all’acciaio a Terni che meglio testimoniano la tradizione siderurgica della città umbra.
Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro
La Lancia di Luce del celebre scultore italiano Arnaldo Pomodoro si trova in Corso del Popolo. È il più importante tra i monumenti all’acciaio a Terni, praticamente un simbolo della città. Un obelisco appuntito alto 32 metri, realizzato in acciaio inossidabile e corten, con elementi in cromo, rame e ottone. Il peso è circa 90 tonnellate. L’opera ha richiesto dieci anni di lavoro, dal 1985 al 1995. Nelle intenzioni dell’artista vuole essere un inno alla produttività e alla fatica del lavoro in fonderia, nonché un’esaltazione del processo di fusione che a partire dalla scoria riesce a fornire un materiale di alto valore aggiunto. Attraverso l’impiego di differenti leghe, è stato possibile far assumere all’acciaio colorazioni variegate.
Hyperion di Agapito Minucchi
I ternani la chiamano affettuosamente Benvenuti in California. Però il suo vero titolo è Hyperion. Una scultura in acciaio corten del 1981 di Agapito Miniucchi, nella rotonda di Piazzale dell’Acciaio, of course. Lo strano nomignolo è dovuto alla scritta che un ignoto vandalo vi appose con una bomboletta spray, oggi quasi illeggibile. E che tuttavia la gente accolse con grande ironia. Un messaggio di benvenuto in posizione ideale, perché Hyperion si incontra quasi subito entrando in città dallo svincolo Terni Ovest ed è inoltre situata a pochi metri da un altro luogo del cuore per la gente del posto, lo Stadio Libero Liberati. L’opera porta il nome di Iperione, uno dei dodici Titani, e rappresenta la Conca ternana. Fu detta anche “la palmetta” perché fu messa lì in sostituzione di una preesistente palma.
E-terni di Giuseppe Marianello
Sembra che stia cadendo, ma è solo un’impressione. Questo è l’effetto che E-terni suscita in chi la vede per la prima volta. L’installazione di Giuseppe Maraniello, artista di origine napoletana, si trova non lontano da Hyperion, nella Rotonda Paolo Pileri. L’opera, realizzata nel 2008, è in ferro, acciaio corten e bronzo ed è costituita da un pennone di 24 metri d’altezza, che poggia su una lastra rettangolare di acciaio lunga 10. La particolarità è che la base sembra staccarsi dal terreno, essendo in posizione obliqua, un accorgimento dell’artista per trasmettere una sensazione di equilibrio precario. Al pennone sono appesi alcuni elementi stilizzati: un centauro, una sfera dorata, un uomo che si tuffa in un’anfora e una maschera sbeffeggiante.
La Pressa di Terni
Di fronte alla stazione ferroviaria di Terni si staglia una gigantesca e imponente pressa industriale da 12.000 tonnellate. Utilizzata nelle acciaierie dal 1935 al 1993, dal 1999 è diventata un monumento all’industria simbolo dell’identità locale. La pressa è stata costruita dalla Davy Brothers Ltd e dalla società Terni, è alta 16 metri e 89 centimetri, con base di appoggio rettangolare dalle dimensioni di 9,53 per 4,12 metri. Una volta dismessa, il Comune insieme ai contributi di altri enti e di associazioni private acquistò la pressa dalla Società delle Fucine (nata da una costola della Terni), altrimenti destinata alla fusione nei forni. Prima della pressa, nelle acciaierie si utilizzava il grande maglio. Restaurata e riverniciata, si presenta oggi nei colori grigio, verde, giallo e nero.
Composizione di forme di Umberto Mastroianni
Nel cuore della città, in uno dei punti più transitati del centro di Terni, quello all’incrocio tra Corso Tacito e Via Angeloni, c’è un simbolo del lavoro che viene svolto insieme dall’uomo e dalle macchine. Un “totem” che porta il titolo di Composizione di forme ed è stato realizzato nel 1980 dallo scultore contemporaneo Umberto Mastroianni (1910-1988), zio del noto attore Marcello. L’artista originario di Fontana Liri, nel Lazio, ha innalzato una scultura di quasi 6 metri di acciaio di carbonio fuso basso legato con nichel, cromo e rame. Fu una delle prime di una lunga serie di opere di celebri artisti che da allora iniziarono ad essere collocate nel tessuto urbano.
Lo stelo della Fontana dello Zodiaco
La Fontana dello Zodiaco in Piazza Cornelio Tacito, realizzata dal 1932 al 1936 su progetto di Mario Ridolfi e con mosaici di Corrado Cagli, è interessata negli ultimi anni da un lungo e laborioso restauro. Presenta un elemento iconico che è una sorta di inno all’acciaio prodotto dalle industrie di Terni: l’altissimo e sottile stelo centrale che si innalza dalla vasca. Un “ago” metallico rivestito di acciaio inossidabile, che fin dagli inizi è diventato un punto di riferimento inconfondibile per i ternani. Lo stelo raggiunge un’altezza di 24 metri. La fontana è una celebrazione dell’industria dell’acciaio e dell’acqua, simboli dell’identità della città.
Le libertà di Giulio Turcato
A Piediluco, pittoresca frazione che dà il nome al lago, presso il Centro Nautico Paolo D’Aloja si innalza un altro dei monumenti all’acciaio a Terni. Si tratta de Le libertà di Giulio Turcato (1912-1995). L’opera consiste in sette pinnacoli in ferro alti circa 9 metri. Ogni pinnacolo è colorato con vernici industriali e realizzato a Terni nelle officine dei fratelli Monari. Installata nel 1989, Le libertà è stata restaurata nel 2009. Turcato è uno dei maggiori interpreti dell’astrattismo pittorico in ambito internazionale, con importanti incursioni nell’ambito della scultura e della scenografia.
Francesco Mecucci
[La prima foto dall’alto è di Federico Cardaio / Shutterstock.com]