Civita di Bagnoregio, la nuova vita del “paese che muore”
30 Marzo 2021Negli ultimi anni ha vissuto un boom di notorietà, che l’ha reso un borgo sempre più conosciuto e visitato: Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è un astro nascente del turismo nazionale e internazionale.
Troupe televisive e cinematografiche attraversano con crescente frequenza il lungo ponte che collega la minuscola frazione sospesa sulla Valle dei Calanchi con il centro di Bagnoregio. E, di fatto, con il resto del mondo. Ultima, quella de Il Borgo dei Borghi (Rai 3), il cui servizio andrà in onda in prima serata il 4 aprile 2021, giorno di Pasqua, all’interno di Alle Falde del Kilimangiaro.
Ormai svariati decenni fa, lo scrittore Bonaventura Tecchi, nativo di queste parti, definì Civita di Bagnoregio “il paese che muore“. Una sentenza di estrema precarietà che allude all’erosione a cui è destinato lo sperone tufaceo su cui sorge il borgo, oggi abitato in pianta stabile da appena una decina di persone.
Invece, in attesa dell’ineluttabile, grazie al turismo, ai recuperi edilizi e agli eventi culturali, la vita (al netto di pandemie) è tornata a fluire tra i silenziosi vicoli e le antiche case appollaiate lassù, secolari sentinelle a guardia di un paesaggio unico al mondo.
Civita di Bagnoregio, da Miyazaki all’UNESCO
Un significativo impulso alla fama di cui Civita di Bagnoregio sta godendo oggi lo ha dato il maestro del cinema d’animazione giapponese, Hayao Miyazaki. Da quando si è diffusa la notizia che per disegnare l’isola volante di Laputa, cuore del film Il castello nel cielo, Miyazaki si sarebbe ispirato al borgo dell’Alto Lazio, la presenza di turisti orientali è diventata una costante. E nelle mattine di nebbia, Civita sembra davvero sospesa in aria.
Tanto per rimarcare l’interesse internazionale che sta suscitando il luogo, Civita di Bagnoregio è la candidata italiana per il 2021 a patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. E sarebbe il quinto riconoscimento per la Tuscia viterbese in meno di vent’anni, dopo la necropoli etrusca di Tarquinia, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo e le faggete di Soriano nel Cimino e di Oriolo Romano.
Il dossier reca come titolo Il paesaggio culturale di Civita di Bagnoregio. Il borgo, infatti, è il fulcro di un territorio dalla cultura millenaria, che ha visto il passaggio di diverse civiltà, dagli Etruschi a oggi. Patria di San Bonaventura, uno dei massimi filosofi medioevali, e sede di un interessante Museo Geologico e delle Frane, Civita offre una proposta molto variegata di cui, oltre all’unicità dello scenario, fanno parte antiche tradizioni, biodiversità, scienza, letteratura.
La candidatura coinvolge anche alcuni comuni circostanti, omogenei per paesaggio e caratteristiche, e farà da traino al rilancio dell’intero territorio della Teverina.
Francesco Mecucci
[Prima foto dall’alto: Nido Huebl / Shutterstock.com]