C’era un tempo in cui film e serie tv potevano essere visti soltanto al cinema, oppure se inseriti nella programmazione di qualche canale televisivo. Successivamente, sono arrivate videoteche e videonoleggi dove prendere in prestito una videocassetta e vederla a casa. Con il passare degli anni, l’evoluzione della tecnologia e l’arrivo di internet tutto questo è radicalmente cambiato. Basti pensare al fallimento di Blockbuster, la più grande catena di videonoleggi al mondo. Però, come si sa, a ogni fallimento fa da contraltare una nuova nascita: le piattaforme streaming on demand.
Capostipite di questa rivoluzione è stata senza dubbio Netflix. Partita come rivale di Blockbuster, ha capito prima di tutti dove sarebbe andato il mercato e ha puntato tutto sullo streaming e la produzione di contenuti originali. Negli ultimi anni, questo fenomeno ha portato alla nascita di numerose piattaforme streaming come HBO Max, Amazon Prime Video, Disney+, Apple TV+, Hulu, Discovery+ e molti altri. Quello che all’inizio era un mercato con ampio spazio per tutti, ora si sta decisamente saturando.
L’idea alla base dei servizi streaming è geniale: portare nelle case di milioni di persone contenuti di qualità a un prezzo sostenibile, andando così a contrastare il fenomeno della pirateria che nei primi anni 2000 era diventato un problema enorme per le case cinematografiche.
Piattaforme streaming: crescita e pirateria
Come in tutte le cose, però, c’è sempre il rovescio della medaglia. L’abbondanza di questi servizi sta portando a una segmentazione forse eccessiva dell’offerta. Per poter vedere le principali produzioni passate e recenti bisogna avere almeno tre o quattro abbonamenti. Quello che all’inizio era un costo abbordabile sta diventando un impegno economico non indifferente (ovviamente se non si vuole rinunciare a qualcosa).
Un altro dato su cui è importante porre l’attenzione è il fatto che il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria ha portato sempre più persone a vedere film e serie tv online. La FAPAV (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), nella sua ultima relazione, parla di un aumento degli abbonamenti alle piattaforme di streaming, ma registra comunque un’incidenza importante della pirateria (in linea con i dati pre-pandemia).
Altro tema molto importante in quest’ottica è l’arrivo sulle piattaforme streaming degli eventi sportivi live. Quello che prima era limitato a film e serie tv si sta verificando anche nello sport: i Giochi Olimpici di Tokyo erano disponibili su Discovery+. La Champions League di calcio si può vedere su Sky ma anche su Infinity e su Amazon Prime Video. La Serie A, per la prima volta nella sua storia, ha venduto più partite a una piattaforma online (DAZN) che a una tradizionale (Sky).
Quello che viene da chiedersi è se questo “spezzatino” verrà accettato dal pubblico, dal momento che più abbonamenti dovrebbero portare a un aumento della qualità dei contenuti. O se invece sempre più persone cominceranno a guardare verso altri lidi un po’ più “pirateschi”. Ai posteri l’ardua sentenza.
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