Uno dei motivi che mi ha portato a nutrire e prendermi cura di una pasta madre è sicuramente quello di poter fare il pane come una volta. Sentire quel profumo mi mette di buon umore e mi regala quella sensazione avvolgente di calore che fa tanto “casa”.
Utilizzare la pasta madre vuol dire mettersi alla prova ogni volta senza avere mai la certezza del risultato, nonostante aver seguito la ricetta alla lettera. Lei vive e come ogni essere vivente ha le sue giornate in cui non riesce a dare il meglio di sé. L’importante è non trascurarla e non smettere di provare.
Nella mia ricerca incessante di ricette nuove per il pane mi sono imbattuta nella ricetta della challah, il pane ebraico delle grandi occasioni. È il pane dello shabbat, la festa del riposo celebrata ogni sabato, che si differenzia da quello utilizzato quotidianamente per la presenza nell’impasto di uova, olio e zucchero.
Challah: come è fatta?
La challah somiglia a una brioche, ma è kosher e non contiene latte e latticini. La sua forma cambia in base al luogo in cui viene fatta. Questo pane è considerato ebraico est-europeo, ma viene preparato in tutto il mondo. Per esempio in Tunisia prende la forma di un fiore, mentre in Colombia ci si aggiunge il cioccolato.
La mia challah è sempre a forma di treccia. Ma anche qui si apre un dibattito infinito sulle tipologie di treccia: a una, a due o a tre? Io scelgo la treccia classica a tre. Tutte le volte che la preparo, aspetto impaziente i tempi lunghi di lievitazione e, una volta sfornata, finisce in un giorno. Il suo aspetto lucido e il colore ambrato la rendono sempre invitante. Un pane appena dolce e molto morbido che si abbina bene sia con le marmellate che con i salumi. L’unico difetto è che non potrai più farne a meno.
Ora che ci penso, è da tanto che non ne inforno una. Dovrò rimediare.