Cappella Mazzatosta, un gioiello del Rinascimento a Viterbo
14 Ottobre 2022Un vero e proprio gioiello della pittura rinascimentale, poco noto al grande pubblico ma altamente esemplificativo dell’epoca, è conservato a Viterbo, nel Lazio. Si tratta della Cappella Mazzatosta, all’interno della Chiesa di Santa Maria della Verità, affrescata dall’artista Lorenzo da Viterbo nel 1469.
Oltre all’elevato valore stilistico e documentario, questi dipinti del Quattrocento sono considerati una pietra miliare nella storia del restauro italiano. Infatti, in seguito allo sconquasso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’intero ciclo pittorico venne minuziosamente ricomposto dall’Istituto Centrale per il Restauro diretto da Cesare Brandi. Un’impresa durata cinque anni, dal 1944 al 1949.
La Cappella Mazzatosta, a pianta quadrata, si trova sul lato destro della chiesa. Il ciclo di affreschi ha come tema le Storie della Vergine e a commissionarlo fu un facoltoso e influente mercante locale, Nardo Mazzatosta, forse come ringraziamento per un evento miracoloso. L’artista scelto, Lorenzo di Jacopo di Pietro Paolo, era un giovane di grande talento che aveva circa venticinque anni (nacque presumibilmente nel 1444).
Lorenzo era molto attivo in città, dove aveva già una propria bottega, e a Roma. Legata al papato fin dal Medioevo, Viterbo nel Duecento era stata addirittura la principale sede apostolica. Papi, cardinali e cortigiani pontifici continuavano a frequentarla, il che creava movimento, scambi e commerci. Il nuovo clima umanistico aveva alimentato un vivace fermento culturale e artistico. Viterbo, situata tra Firenze e Roma, riusciva a prendere il meglio dall’influenza toscana senza farsi fagocitare dalla Città Eterna.
La Cappella Mazzatosta e Lorenzo da Viterbo
Non si hanno molte notizie su Lorenzo da Viterbo, ma è ritenuto il maestro nascosto del Rinascimento italiano. Le sue uniche opere certe sono gli affreschi viterbesi, quelli di Palazzo Orsini a Tagliacozzo in Abruzzo e una pala da Cerveteri conservata a Roma a Palazzo Barberini. Risentì dell’influenza di Masaccio, Piero della Francesca e Benozzo Gozzoli, quest’ultimo attivo a Viterbo per un ciclo pittorico (purtroppo perduto) sulla vita di Santa Rosa, patrona della città. Solo la morte, sopraggiunta verso i trent’anni, lo privò di un possibile futuro a Firenze, dove un cardinale senese lo aveva raccomandato a Lorenzo de’ Medici.
Le storie mariane della Cappella Mazzatosta costituiscono il suo capolavoro. In particolare, il dipinto della parete sinistra: lo Sposalizio della Vergine. La grande novità è l’inserimento di personaggi contemporanei in una scena sacra. Lorenzo raffigura vari notabili viterbesi dell’epoca, tutti insieme, a simboleggiare la fine delle lotte tra guelfi e ghibellini che per secoli avevano dilaniato la città. E vi ritrae persino se stesso: un uomo a mani giunte con berretto intento a conversare proprio con Nardo Mazzatosta, il committente dell’opera.
La profonda indagine ritrattistica e lo studio della prospettiva inseriscono pienamente l’opera di Lorenzo da Viterbo nell’arte rinascimentale. E i costumi sono un prezioso documento storico. L’affresco al di sopra dello Sposalizio, la Presentazione al tempio, denota invece l’influsso di concezioni in voga in quel tempo come la città ideale. Le altre scene dipinte sono, sulla parete destra, l’Annunciazione e l’Adorazione e, sulla parete di fondo, l’Assunzione di Maria. Sulla volta evangelisti, profeti e padri della Chiesa.
La cancellata in ferro è originale, così come parte del pavimento maiolicato, realizzato dal viterbese Paolo di Nicola. Alcuni frammenti sono esposti al Victoria and Albert Museum di Londra.
La Cappella Mazzatosta oggi: il restauro
Tra marzo e aprile 1944, durante le incursioni aeree degli Alleati, una bomba distrusse la parte anteriore della Chiesa di Santa Maria della Verità, le cui origini risalgono al XIII secolo. Nel crollo fu trascinata anche la Cappella Mazzatosta. Gli affreschi di Lorenzo da Viterbo andarono in frantumi. Un paio di mesi più tardi, dopo la liberazione del Lazio, la Subcommission of Fine Arts affidò la ricostruzione dell’edificio all’Istituto Centrale per il Restauro.
Un lavoro ai limiti dell’impossibile: erano circa 23.000 i frammenti da recuperare. Cesare Brandi e il suo team si misero al lavoro. Nel cantiere di Viterbo poté applicare per la prima volta le sue innovative teorie del restauro, tra cui l’integrazione a tratteggio. Metodologie che diventeranno poi modelli da seguire. In cinque anni il recupero era compiuto, anche se vari interventi si resero necessari fino al 1960, anno di riapertura della chiesa. Il giornalista e scrittore Guido Piovene lo definì un salvataggio prodigioso.
Oggi la Cappella Mazzatosta si presenta ben conservata. Nel 2022 è stata realizzata la nuova illuminazione artistica a LED, finanziata dalla Fondazione Carivit, che sostiene anche un progetto di recupero e ricostruzione delle parti mancanti del pavimento originario e dell’altare quattrocentesco.
La Chiesa di Santa Maria della Verità si trova in Piazza Crispi, appena fuori Porta della Verità, ed è aperta liberamente al pubblico nei normali orari di culto. Accanto, nell’ex convento, è visitabile il Museo Civico Luigi Rossi Danielli con interessante chiostro gotico utilizzato per eventi, collezione archeologica e pinacoteca.
Francesco Mecucci