“Terre di confine”, forum internazionale a Udine e Gorizia
data: 9-10-11 marzo 2023
luogo: Castello (Piazzale Patria del Friuli), Udine e Fondazione Carigo (Via Carducci 2), Gorizia
orario: orari vari
Terre di confine. Dalla Guerra fredda ai conflitti dei nostri giorni è il forum internazionale promosso dall’associazione Friuli Storia, in partnership con Università degli Studi di Udine e Harvard University di Cambridge (Massachusetts, USA). L’evento è in programma a Udine e Gorizia dal 9 all’11 marzo 2023.
Dalla guerra fredda ai conflitti di oggi, in Europa e nel mondo: in due città strategiche negli anni della Guerra fredda, un appuntamento che rilegge il ruolo chiave dei territori di confine. Il periodo storico che va dal 1945 al 1991 è l’antefatto degli scenari contemporanei. Un periodo storico da indagare e rileggere per comprendere pienamente i contesti drammatici e conflittuali in cui l’Europa e il mondo si trovano immersi oggi.
Il forum conta su contributo di circa 40 analisti e studiosi internazionali. Otto i percorsi tematici. A inaugurare Terre di confine è Mark Kramer, direttore di Cold War Studies di Harvard, con la lectio di venerdì 9 marzo al Castello di Udine. Kramer tratta del tema portante del forum, tra indagine storica e implicazioni geopolitiche. Le conclusioni – sabato 11 marzo presso la Fondazione Carigo di Gorizia – sono affidate a Charles Maier, professore di storia europea a Harvard di fama mondiale. Il suo intervento verte su intorno alle micro e macrostorie di confine nel tempo della Guerra fredda.
Terre di confine le sessioni di lavoro
Dopo l’inaugurazione del 9 marzo, venerdì 10 si aprono le sessioni di lavoro (solo in lingua inglese) al Castello di Udine. Il primo panel è Vita nelle terre di confine, indagata attraverso diversi picchi visuali. Da quelli strettamente legati al territorio italiano di nord-est (tema della relazione di Tina Ivnik sull’area delle Valli del Natisone) al contesto dei confini sovietici (su cui si sofferma Zoe Allen-Mercier); dall’osservazione lungo la Cortina di ferro (oggetto della relazione di Yuliya Komska) alla declinazione del socialismo nei diversi paesi, su cui interviene Ed Pulford.
Si parla anche degli incidenti lungo il confine fra Austria, Ungheria e Cecoslovacchia (Philipp Lesiak e Sabine Nachbaur), fra Austria e Yugoslavia (Dieter Bacher) e delle minoranze russe in Corea (Timothy Webster). Ma anche di quello che succedeva attraverso i confini: varcati per esempio da contrabbandieri, spie o prostitute (Zsolt Nagy), da rifugiati politici (Robert Nelson) o casi di accordi sulle politiche migratorie (Stefanie Woodard). L’impatto economico della Guerra fredda è analizzato negli interventi di Taylor Zajicek, Peter Svik, Anna Maria Scognamiglio e Lorenz Lüthi.
Sabato 11 marzo i lavori si spostano alla Fondazione Carigo di Gorizia, nella sede della Fondazione Carigo. Dalle 10.00 si parla di nazioni e città divise, con riferimento alla Corea e alla Germania (Eilin Rafael Perez e Ben Van Zee), focalizzando sull’enclave occidentale di Berlino Ovest, isola occidentale nel territorio della Germania Est (Sonja Schmalenberger). Il ruolo delle grandi potenze è indagato con riferimento al conflitto russo-giapponese (Yasuhiro Izumikawa) e alla disputa sino-sovietico sui confini (Sergey Radchenko). Quindi, le minoranze linguistiche nei Balcani (Nadia Boyadjieva); il punto di vista britannico (Grace Huxford); il presidio dei confini italiani (Fabio De Ninno).
Il progetto Frontiera Est
Integra Terre di confine il progetto Frontiera Est avviato dall’Università degli Studi di Udine in sinergia con l’associazione Friuli Storia. Un format che per la prima volta mette a sistema le strutture difensive realizzate sul confine orientale nel corso del XX secolo. Una rete di oltre 1300 strutture, abbandonata dopo la fine della Guerra fredda, ora in procinto di essere mappata per una valorizzazione in chiave di ricerca, recupero, divulgazione e formazione.
Si va dalle strutture realizzate negli anni Quaranta (Vallo alpino del Littorio) a quelle NATO in previsione di una possibile invasione da parte del Patto di Varsavia. Alcune di esse, che talvolta si estendono per chilometri, sono ricavate sotto le montagne. Altre, di dimensioni più ridotte, sono mimetizzate nei centri urbani. Di queste, solo quattro sono state finora recuperate: una struttura del Vallo alpino del Littorio; due del Vallo alpino riadattate dalla NATO; una originale NATO (bunker San Michele a Savogna d’Isonzo).
Le altre strutture sono in stato di totale abbandono. Possono quindi possono rappresentare un rischio per la sicurezza dei cittadini. Ma anche un grande potenziale turistico e divulgativo. Il Friuli- Venezia Giulia è l’unica regione in Italia ad avere un rilevante patrimonio riconducibile a questo periodo. Ed è anche l’unica regione in Europa dove sono presenti artefatti legati ai tre grandi conflitti del Novecento: le due guerre mondiali e la Guerra fredda.
Foto fornite da Ufficio Stampa Volpe & Sain