Il presidente parla a reti unificate alle 20. Come sempre, sul lato sinistro dello schermo, compaiono i commenti dei cittadini, ma non è più come un tempo: possono scrivere solo quelli che si sono registrati e vengono comunque filtrati dallo staff.
Rispetto agli inizi, quando il presidente, forte della popolarità di ex calciatore, creò il movimento «contro tutti i politici che ci hanno rubato le vite», è imbolsito e gli occhi sono più tristi. «Cittadini – dice – ciò che è successo non è più tollerabile. Abbiamo reso la nostra società migliore, eliminato la corruzione, ridotto il crimine. La nazione era stata distrutta dalle ruberie e dal mal governo del passato e noi oggi l’abbiamo risollevata. Ma non è sufficiente».
Pausa, va in onda lo spot di un dentifricio, perché la tesi del presidente è che è meglio finanziarsi con la pubblicità che con la corruzione. Lucy mi stringe la mano, sa che io trovo sbagliato infarcire il discorso del presidente con gli spot pubblicitari. «Secondo me farà un annuncio importante» dice lei, con la solita voce adorante che le salta fuori quando parla del presidente. Il fanatismo è l’unica cosa che non mi piace di lei, anche se devo darle atto di essere stata una seguace del presidente fin dagli inizi, quando tutti ridevano di quel calciatore che diceva di volere cambiare il paese.
Riprende il discorso: «La storia del bambino ucciso e violentato cinque giorni fa, mi ha fatto molto riflettere. Si tratta del terzo caso negli ultimi due anni. Per arginare l’avanzata del crimine abbiamo installato telecamere in tutte le strade, in tutte le piazze, perfino nei vicoli più oscuri. Migliaia di uomini osservano le immagini. Abbiamo rafforzato i controlli anche in rete, su internet, un altro migliaio di uomini studia i dialoghi sospetti in chat, le conversazioni che potrebbero nascondere un obiettivo criminale. Abbiamo fatto tutto questo non certo, come sostiene qualche pazzo esaltato, per controllare il nostro popolo e perseguire l’opposizione. Come tutti sanno, il mio staff segue regole non scritte molto chiare e quando interviene è per il bene dei cittadini, nessuno potrebbe affermare il contrario. Ma ora bisogna andare oltre».
Nuova interruzione, questa volta un lungo spot di un fuoristrada. Lucy mi bacia, poi sorride: «Secondo te cosa proporrà?» mi chiede. «Nulla di buono, non mi aspetto nulla di buono» sospirò. Lei si alza, rossa in volto: «Ma perché devi essere sempre così negativo? Perché neghi l’evidenza? Il paese prima era molto peggiore». «Almeno sapevamo chi ci governava». «Sì, dei ladri e dei banditi. Ora abbiamo un presidente onesto». «E uno staff che nessuno conosce, che governa un database con le informazioni su tutti i cittadini». «Ma certo, come puoi pretendere che faccia tutto da solo il presidente? E se il database ci aiuta a fermare corruzione e criminali dove sta il problema?». «Ma allora perché non ci dicono chi sono quelli dello staff, perché nessuno li conosce, perché non vengono in televisione a parlare? Su che base decidono loro cosa è opportuno e cosa invece va perseguito?».
Lucy è ancora più rossa in volto, probabilmente sta per cacciarmi dal suo appartamento, non fa in tempo, riprende la diretta con il discorso del presidente. «Cittadini, come vi dicevo abbiamo fatto molto, ma non abbastanza. E il caso del bambino violentato e ucciso mi ha convinto ad andare oltre. Da ieri tutte le case sono sorvegliate: ogni fotocamera di un telefonino o di un computer, ogni microfono, trasmette al database centrale immagini e dialoghi di ogni singola abitazione. I soliti benpensanti mi parleranno della privacy, della violazione dei diritti civili, della intimità sparita. Ma chi non ha nulla da nascondere, sarà lieto di queste nuove misure, si sentirà più sicuro e saprà di vivere in una nazione migliore. A chi mi parlerà di libertà limitata, io risponderò ricordando la morte del bambino violentato, mostrando la foto del cadavere. E spiegherò che sono fiero di potere dire che, grazie ai controlli del mio staff, casi come quelli non capiteranno più».
La trasmissione termina, va in onda una vecchia partita di calcio di quando il presidente giocava come centravanti. Lucy non sa cosa dire, forse anche lei vorrebbe ammettere che i controlli all’interno di ogni casa sono una misura eccessiva. Ma non lo dice, perché ha paura di essere ascoltata dallo staff. Io penso ad altro: penso a quando il presidente ha spiegato che telecamere e microfoni degli smartphone stavano inviando immagini e voci già da ieri. Lo staff ha ascoltato le conversazioni tra Lucy e me. Non resta che aspettare. Bussano alla porta. Sono venuti a prendermi. «Aprite, polizia, siamo qui per conto dello staff del presidente».