Incontriamo i Musa – ex Satori Koan – che hanno alcune importanti novità da raccontare.
A marzo 2019 è uscito e avete presentato il nuovo disco. Come è nato e come si è sviluppato questo progetto?
Abbiamo avuto una preziosa opportunità di condivisione con il pubblico. Avevamo quasi un bisogno fisico di poter “portare fuori” la musica di questo disco. È sempre un’emozione fortissima avere l’attenzione delle persone, cercare di farsi spazio nella loro sensibilità. Il concerto ha chiuso un periodo di due anni nel quale Musa è diventato quello che è ora, cioè un’entità sonora complessa, che unisce e mantiene stabili molti degli aspetti che gli strumenti che la compongono mettono in campo.
Cosa vi ha ispirato i pezzi contenuti nell’album?
Le composizioni, tutte originali, sono state ispirate dalla voce, in qualche modo “anomala”, della chitarra acustica baritona. Uno strumento che ha peculiarità sia timbriche che armoniche che ne fanno un punto di riferimento nuovo, sia per chi suona che per chi ascolta. Il passo successivo è stato quello di affiancarla, sovrapporla, unirla al sax di Lorenzo Fontana. Anche in questo caso una voce vera e propria e con delle caratteristiche davvero uniche.
Da quanto dura la vostra collaborazione e come è nata?
Ci conosciamo tutti da venti anni esatti. Ci siamo incontrati in una manifestazione legata al jazz, dei seminari estivi, io e Alessandro partecipammo in veste di allievi, Lorenzo come insegnante. Nel tempo siamo rimasti molto legati. Per questo KŌAN, il nostro disco, porta con sé un motivo ulteriore di felicità.
Il titolo dell’album richiama il vostro precedente nome.
In effetti era il nome che avevamo scelto all’inizio di questa avventura. Poi tramutato in Musa. Cercavamo una parola breve, possibilmente italiana, che portasse con sé un richiamo. Ci è sembrata perfetta. Abbiamo però dedicato alla prima scelta il nome dell’album. Molto del percorso intrapreso musicalmente ha avuto come protagonista, in parallelo, una riflessione sul tempo, sull’amicizia, sulla vita ed i suoi stravolgimenti. KŌAN, un termine preso in prestito dallo zen, rappresenta proprio quell’esercizio, quotidiano, a tratti inconscio, che compiamo per poter accedere, anche per un breve istante, ad una comprensione maggiore, più ricca e consapevole delle cose che ci circondano. C’è una stretta correlazione anche con ciò che accade nella musica e nello specifico in Musa.
E per il futuro cosa avete in cantiere?
Stiamo cercando di trovare spazi che vogliano accoglierci; è una strada difficile, ma siamo molto fiduciosi perché consapevoli del lavoro svolto fin qui e della musica che ne è scaturita.
Francesco Mecucci
MUSA
Matteo Marcucci: chitarra acustica baritona
Lorenzo Fontana: sax tenore e flauto
Alessandro Paternesi: batteria
CONTATTI
www.musa.mrc4.art