Lode a te, Luis Alberto Suarez. Lode a te, e ai tuoi denti. Lode a te, Luis Alberto Suarez, e a quel cervello non allineato, non piegato alle logiche comuni, talmente estraneo alla massa – in questi tempi di politically correct, di bon ton e di finto perbenismo – da essere tacciato di pazzia.
Tutto per quel morso innocuo sulla spalla poco frollata del bue muschiato Chiellini. Cosa volete che sia, un mozzico, seppure in mondovisione? Più una dimostrazione d’affetto (di stima, diciamo) che un atto barbaro.
E invece tutti a insorgere, manco alle cinque giornate di Milano. Tutti a dire: che scandalo, che vergogna e ci-vuole-una-punizione-esemplare. Buffoni benpensanti. Italianucci pallemosce. Fifa – nel senso di federazione – codarda. E lui, il Chiello, a mostrare quella spalluccia manco perforata, ma arrossata da un succhiotto: “Aiuto signora maestra”. No, non ci siamo. Que viva Suarez e la sua pazzia, in questo calcio e in questo Mondiale di marionette, di fair play irrorato nell’atmosfera come scie chimiche.
Que viva Suarez e la sua voglia di fare il possibile per qualificare la sua squadra – l’Uruguay – agli ottavi di finale, sbattendo fuori per giunta quelle mezzeseghe d’Azzurri. Lui ha dato il massimo, lui ha vinto, lui adesso si sente chiamare mostro e gli viene il ghigno di soddisfazione. Hai fatto la cosa giusta, Luis, altrimenti non ti avrebbero squalificato. Per vincere, ogni mezzo è lecito, anche i molari. Chi perde piange, anzi rosica. Senza più denti né vergogna.
Andrea Arena