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“Disgelo”, Gregorio Botta espone ad Arzignano


data: dal 27 febbraio al 24 aprile 2025

luogo: Atipografia (Piazza Campo Marzio 26), Arzignano Vi

orario: martedì-sabato 9.30-13.00 / 15.00-19.30

Disgelo è la mostra personale dell’artista Gregorio Botta, aperta dal 27 febbraio al 24 aprile 2025 presso la galleria Atipografia ad Arzignano, in provincia di Vicenza.

La location è un’antica tipografia di famiglia che la fondatrice e direttrice Elena Dal Molin ha trasformato in uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea. La mostra, a cura della stessa Dal Molin, presenta un nucleo di opere, quasi tutte inedite e realizzate appositamente per l’occasione.

Il fil rouge che le unisce è strettamente legato alla pratica dell’essenziale. Botta, nato a Napoli nel 1953, lavora sull’atto del togliere, sull’assenza, sulla leggerezza e sulla semplicità delle forme. I suoi lavori sono delicati e intrisi di poesia, allo stesso tempo racchiudendo la forza degli elementi (aria, acqua, terra) e dei materiali (cera, alabastro, ferro), ma anche di ciò che si trova in natura, come le foglie.

L’esposizione tocca quindi alcuni dei temi molto cari alla ricerca della galleria: il silenzio, la lentezza, l’intimità che si crea tra il visitatore e l’opera d’arte presentata.

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Gregorio Botta e il risveglio primaverile

Il titolo Disgelo nasce da Aprile, un’opera inedita. Una lastra di alabastro, sotto la quale scorre l’acqua, imprigiona un rametto di capelvenere. L’acqua sembra voler erodere il velo di pietra e liberare quelle foglie che forse non sono morte, ma pronte a rinascere. Per Thomas Stearn Eliot, aprile era il più crudele dei mesi, ma i lavori di Botta evocano soprattutto un desiderio di vita, di rinascita.

Li anima un vento primaverile, anche letteralmente. Lo si può vedere in Non ancora, in cui le pagine bianche di un libro, che attende di essere scritto, sono mosse da un soffio misterioso. Oppure nell’opera Velari, sudari leggeri che possono muoversi a ogni palpito dell’aria. In altri lavori esposti l’acqua si muove lieve nelle sculture di cera, animando i versi di Emily Dickinson (Each second is the last). O ancora nel larario che custodisce una piccola fonte (Angelo della sorgente).

L’energia del risveglio percorre anche i tre grandi lavori a parete (Disgelo I, II, II) che velano e rivelano le foglie di una nuova stagione futura. A chiudere il percorso, la scultura-dittico intitolata La danse: un pas de deux meccanico in cui due movimenti diventano, lentamente, uno. Una danza, appunto.

Foto © Alberto Sinigaglia
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