“La terza dimensione” di MP5 al Museo Novecento di Firenze
data: dal 22 giugno al 20 ottobre 2024
luogo: Museo Novecento (Piazza di Santa Maria Novella 10), Firenze
orario: 11.00-22.00
La terza dimensione dell’artista MP5 è un’opera site specific per il Museo Novecento di Firenze, esposta dal 22 giugno al 20 ottobre 2024 a cura di Sergio Risaliti e Jacopo Gonzales. L’iniziativa vuol celebrare il decimo compleanno dell’istituzione museale del capoluogo toscano.
L’opera si dispiega come un lunghissimo nastro di figure in bianco e nero dipinte direttamente sulle pareti dei due loggiati del museo, tra piano terra e primo piano. Una popolazione, un mondo che si snoda, nascendo alla luce e dalla luce. Come una lunga partitura, una coreografia di corpi, un fregio classico che per dimensioni ricorda gli affreschi michelangioleschi sulla volta della Cappella Sistina.
La potenza comunicativa del lavoro di MP5 è nota in Italia e nel mondo. È la sua cifra linguistica, così incisiva e radicale, così perentoria e inaggirabile, così riconoscibile e difficile da dimenticare. La sua pratica non accetta facili definizioni. Non pretende iscrizioni a generi e a scuole. Piuttosto abbraccia l’idea di un linguaggio aperto e inclusivo che con dolcezza e raffinata poesia rifiuta compromessi e addomesticamenti. Un linguaggio di sofisticata cultura visiva che raggiunge il cuore e fa comunità. Parla alle moltitudine e mette in scena la sensualità dell’intimità, l’erotismo della differenza esibita con naturalezza e senza pudore.
La terza dimensione: descrizione dell’opera
La terza dimensione è un’opera unica suddivisa in due sezioni. La prima è una sequenza di figure dipinte rigorosamente in bianco e nero che occupano con una certa solennità le pareti circostanti il chiostro delle ex Leopoldine, dall’alto in basso. Presentate in piedi e frontalmente una a fianco dell’altra, sembrano sospese e solenni in una sorta di limbo spaziale e temporale.
La struttura è paratattica ed è simile a quella dei fregi e delle composizioni classiche o medievali. Come ad esempio nella teoria di Profeti, Vergini e Martiri nei mosaici di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. E come nelle opere antiche, ognuna di queste figure sembra abitare perfettamente lo spazio che le è stato assegnato, cogliendo appieno la sacralità del luogo, nei secoli dedicato alla lettura e alla preghiera, esaltando la soggettività nel suo essere una moltitudine fluida.
Nel loggiato al piano superiore, la struttura paratattica lascia il posto a una coreografia a nastro intrecciato di figure legate le une con le altre che si sfiorano, si abbracciano, si baciano. Uno srotolarsi di desideri e di affettività senza interruzione, dove tutto è espresso in pienezza, con dolcezza e sincerità senza limitazioni, vergogna, imposizione.
Dalla giustapposizione dei due capitoli di questa narrazione di corpi e gesti, restituiti con pochi sintetici tratti di colore, si ha la chiara percezione di un movimento, fisico, emotivo e spirituale. Due coreografie speculari in dialogo tra loro, che compongono un unico spettacolo al cui centro viene posto il corpo di tutti, di ciascuno di noi.
Foto © Ela Bialkowska / OKNO Studio
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