I 10 luoghi più brutti di Viterbo
11 Settembre 2017Al di là dei suoi problemi e difetti, al di là del fatto che non è mai stata pienamente valorizzata dal punto di vista turistico-culturale e nonostante non compaia mai ai vertici delle classifiche nazionali per la qualità della vita, Viterbo in generale è considerata, dai turisti e anche dai residenti, una “bella città”.
C’è assolutamente del vero: il grande centro storico con il Palazzo dei Papi, il quartiere di San Pellegrino, le fontane, le mura, le antiche chiese, la spettacolare tradizione della Macchina di Santa Rosa, la ricchezza artistica e ambientale del territorio circostante e un clima tutto sommato confortevole rendono Viterbo una città interessante.
Però, girando per la città, è possibile imbattersi facilmente in una serie di “brutture”, molte delle quali realizzate in tempi recenti. Figlie di un mix di cattivo gusto, mala politica, pessima amministrazione, discutibile imprenditoria. Alcune di queste situazioni sarebbero recuperabili, se prima o poi qualcuno si degnasse di metterci mano; altre purtroppo no.
Seguendo un format che va per la maggiore su web e social, ci siamo divertiti a selezionare i 10 luoghi intrinsecamente più brutti, improbabili e disfunzionali di Viterbo. Con una buona dose di ironia e sarcasmo, certo, ma anche per fornire qualche spunto di riflessione. Perché chi desidera una città migliore, deve prima fare i conti anche con queste cose. Eccoli qua, dal numero 10 fino al top.
Francesco Mecucci
10 – Lo Stadio Rocchi con la tribuna mancante
Nel 2007 lo stadio di Viterbo è stato ricostruito di sana pianta, eliminando però la tribuna Pratogiardino per ricavare un parcheggio di oltre 100 metri riservato ai (pochi) mezzi delle forze dell’ordine in servizio alle partite. Con buona pace dell’estetica. Uno stadio di calcio professionistico senza una tribuna sul lato lungo è a dir poco inguardabile. Un autogol assurdo.
9 – Il palazzo Ater di Via Matteotti
A qualcuno piace, ed è giusto così, de gustibus. E poi è sempre meglio un edificio fatto e finito, anziché un “buco” abbandonato in mezzo alle case del centro storico, come era prima. Però molti considerano il palazzo Ater di Via Matteotti un autentico pugno in un occhio nel panorama cittadino, soprattutto con la sua copertura a vetri che spunta dai tetti. Avrebbe avuto più senso un grattacielo.
8 – Il “fungo” della rotatoria dell’Ipercoop
Nella vicina Terni hanno piazzato un’opera di Arnaldo Pomodoro, artista di fama mondiale, in una delle principali rotonde della città. A Viterbo, in quella nota come “rotatoria dell’Ipercoop” e che ufficialmente si chiama Piazza Caduti Aviazione dell’Esercito, c’è invece un orrendo “fungo” pubblicitario in posizione asimmetrica. Simbolo di un’urbanistica modellata sempre e solo su basi commerciali e interessi particolari.
7 – Piazza Castel dell’Ovo
Un esempio di come la toponomastica moderna, a Viterbo, in certi casi sia fatta con ignoranza e approssimazione. Le vie del quartiere Carmine sono intitolate ai castelli da cui, secondo le leggende di Annio, sarebbe nata la città di Viterbo: Castel Vetulonia, Castel di Longula, Castel di Fano ecc. E fin qui niente di male. Piazza Castel dell’Ovo, più recente rispetto al resto del quartiere, è stata però intitolata a un famoso monumento di Napoli! Bello, certamente, ma con Viterbo che c’azzecca?
6 – Il PalaMalè
Se dite che il palazzetto dello sport di Viterbo è brutto, magari qualche nostalgico potrebbe offendersi, perché negli anni ’80 e ’90 era uno dei posti più frequentati da una città che amava il basket. Ma la realtà oggi è diversa, purtroppo: sovradimensionato, ingestibile, gelido d’inverno (da cui il nomignolo “Palaghiaccio”) e torrido d’estate, difficilmente ristrutturabile, vuoto una domenica sì e l’altra pure, pieno di ambienti e strutture in disuso. Un impianto ormai superato, che forse non ha futuro.
5 – Il passaggio a livello di Porta Fiorentina
Croce senza delizia degli automobilisti viterbesi. Un passaggio a livello che taglia, come se non bastasse, uno degli incroci più congestionati e pericolosi della città. Semafori installati da anni e mai entrati in funzione. Stop e precedenze lasciati al buon senso, non sempre presente, di chi passa di lì. Il Comune, ormai da decenni, ha rinunciato a migliorare la situazione. Auguri.
4 – La zona esterna a Porta Romana
Il degrado di Via delle Fortezze, gli abusivismi addosso alle mura, l’area ferroviaria in abbandono, il traffico impossibile, la sporcizia ovunque, il rudere della Domus Dei, il deposito dei bus urbani in Via San Biele nel bel mezzo delle case, l’orribile “grattacielo”: sì, la zona esterna a Porta Romana, disordinata, degradata e caotica, è una delle peggiori della città.
3 – Via dell’Industria al Poggino
Da sempre l’arteria del Poggino, la zona artigianale e commerciale a nord di Viterbo dove lavorano o transitano migliaia di persone ogni giorno, è qualcosa di estremamente brutto. Quella larga striscia sterrata al centro della strada, che divide i due sensi di marcia, non è mai stata sistemata: eppure potrebbe diventare un’alberata di oltre un chilometro, con migliaia di posti auto disposti a spina di pesce e impianti pubblicitari.
2 – L’Ospedale Belcolle
Un gigantesco serpentone di cemento armato appiccicato sopra il verde dei Monti Cimini. Un cantiere infinito, simbolo degli sprechi e della peggiore politica. E, sostanzialmente, un edificio sgradevole. Belcolle di brutto ha pure il nome: nessuno ha mai pensato di chiamarlo in un altro modo, di dare un’intitolazione all’ospedale di Viterbo. La speranza, per tutti, è che possa essere almeno completato e diventare un ospedale di buon livello, in grado di arginare la fuga dei pazienti verso altre città. Campa cavallo?
1 – Il “Colosseo” del Riello
Lo scheletro di cemento armato del Polo Nord, l’enorme centro commerciale, direzionale e quant’altro che doveva sorgere accanto al tribunale, è attualmente il luogo più brutto di Viterbo. Difficile trovare qualcosa di più ripugnante, oggi, in città. Dicono che costi quasi di più demolirlo che completarlo. Così da anni il “Colosseo” del Riello è fermo lì, a fare da orribile biglietto da visita in una zona molto frequentata da viterbesi e non.