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Libridi, un ibrido editoriale tra libro e web

21 Ottobre 2021

Il librido, un ibrido editoriale tra libro e web. Il progetto Libridi, nato sulla piattaforma partecipativa RiavviaItalia, si interroga su come rilanciare l’idea di libro come oggetto-dispositivo che sollecita conoscenza ed elaborazione immaginaria in quanto tecnologia mobile e ibrida, tra stampa e cloud.

Sullo sviluppo di questo concept, in continua metamorfosi, da diversi anni sta lavorando Carlo Infante, basandosi su una serie di esperienze che accomunano le persone. La progressiva intersezione tra cultura e tecnologia ci ha avvicinato al senso naturale dell’informazione, che non è lineare, a differenza di quanto nel corso dei secoli hanno imposto i sistemi della scrittura e dell’editoria. La diffusione dei device mobili sta sempre più conquistando i lettori sul second screen, scalzando monitor e televisori. D’altronde, sulla base della Legge di Moore ogni 18 mesi i sistemi digitali raddoppiano le loro possibilità, diventano più compatti e meno costosi.

L’idea dei libridi, già di per sé in continua metamorfosi, va quindi in questa direzione, trasformando l’oggetto libro in un art book innervato di sistemi interattivi per dialogare, secondo il principio dell’internet of things, con library diffuse nel cloud. Non si tratta di riversare semplicemente il contenuto di un libro in un ebook o sul web, ma di ibridare una tecnologia antica per proiettarla in un futuro in cui linguaggi e tecnologie interagiscono. E salvare quindi l’idea di libro, metabolizzando le forme del contemporaneo.

Libridi: interazione tra idee e tecnologia

Il progetto Libridi, quindi, vuole ripensare il libro andando oltre l’ebook, l’audio book, il podcast, il video. Un’idea di innovazione adattiva che si evolva essa stessa con l’evolversi delle tecnologie e delle intelligenze che le esprimono o le esercitano. E offrendosi così all’incontro con esperienze e riflessioni. Non un’idea astratta, ma la messa in pratica di un nuovo sistema basato sull’interazione tra idee e tecnologia per un nuovo esercizio della fruizione.

Del resto, già in seguito all’invenzione della stampa di Gutenberg, il libro ha subito avvertito il bisogno di acquisire leggerezza e velocità per poter cominciare a diventare una realtà sempre più pervasiva e imprescindibile per la diffusione della conoscenza. Basti pensare alle novità introdotte da Aldo Manuzio, il tipografo veneziano considerato l’inventore del tascabile. Oggi, quindi, si rende necessaria la mutazione del libro in una condizione più immateriale, come quella digitale veicolata. Arrivando a concepire nuovi servizi culturali in grado di rilanciare l’amore per la lettura. Come? Inventando soluzioni editoriali, educative e ludiche al contempo, che conquistino l’attenzione delle nuove generazioni e riqualifichino il sistema editoriale.

Quello sui libridi è un ragionamento iniziato da Carlo Infante già nella prima metà degli anni ’90, in occasione di convegni quali Il futuro del libro nel 1993 alla Biblioteca Nazionale di Roma; oppure Il libro mutante, sempre a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni; o ancora Navigare nei testi, con Luciano Gallino al Salone del Libro di Torino nel 1994. In quest’ottica si inserisce anche il lavoro portato avanti con Urban Experience su quella creatività sociale che può giocare la partita nell’interazione tra web e territorio. Ad esempio, il geoblog e il performing media storytelling.

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Foto: Vlada Karpovich / Pexels.com