“Modi indefiniti”, il nuovo libro di poesie di Federica Gallotta
13 Luglio 2020Esce il 13 luglio 2020 il nuovo libro di poesie di Federica Gallotta, dal titolo Modi indefiniti (pagg. 96, 10 €), pubblicato dall’editore Interno Poesia. Pochi giorni dopo, il 17 luglio, la prima presentazione, condotta da Benedetta Lomoni, presso il locale Lab di Viterbo in Piazza Giuseppe Verdi (ore 18.30).
Modi indefiniti è la seconda raccolta di versi della poetessa tarquiniese, che nel 2017 era già stata autrice di Altri nuovi giorni d’amore (Giuliano Ladolfi Editore). La prefazione è scritta dalla nota poetessa Gabriella Sica, di origini viterbesi.
Il titolo programmatico del volume, mutuato dal linguaggio della grammatica, accompagna alla lettura di un libro composto da una moltitudine di visioni quotidiane, in cui la lirica è pregna di ironia, di sguardo lucido e mai del tutto quieto, aperto alle contraddizioni dell’esperienza.
Sono i “modi indefiniti”, i modi verbali che non hanno, come scrive Gabriella Sica nella prefazione, «tempi né generi, e indicano più che una persona un movimento o un gesto, e lo stesso modo indefinito spersonalizza la persona, mette un po’ da parte l’io, lo scansa, lo scardina».
Modi indefiniti di Federica Gallotta
Il titolo della raccolta – Modi indefiniti – proviene dal glossario della grammatica e sta a indicare quei modi verbali (infinito, participio, gerundio) che non forniscono indicazioni sulla persona (e anche sul numero, a eccezione del participio) del soggetto a cui il verbo si riferisce. Sono modi infiniti, non definiti, non intrappolati dalla persona, che tuttavia, paradossalmente, a qualcuno si adattano per natura. Sono infatti i modi di chi fatica a incasellarsi, schedarsi, catalogarsi col fine di delineare perfettamente e ordinatamente la propria persona.
Sono i modi che piacerebbero probabilmente a Pessoa, la cui anima – parafrasandolo – era una misteriosa orchestra e che si conosceva solo come una sinfonia, senza sapere quali strumenti stessero suonando e senza, immagino, volerli separare gli uni dagli altri. I modi indefiniti sono gli unici modi di chi è più cose e non se la sente di sceglierne una sola, perché siamo vasti, conteniamo moltitudini – parafrasando anche Whitman –, e per quanto etichettare, tratteggiare, delineare (che è come delimitare e quindi confinare) siano strumenti attraverso i quali conoscere, le gabbie, seppure giustificate dal fine dell’ordine e della conoscenza, presuppongono chiavi per aprirle, per fuggire, e per tornare a fare confusione.
“Adoriamo il caos perché amiamo produrre l’ordine” recita una famosa frase dell’artista Maurits Cornelis Escher. E viceversa, aggiungerei; in un ciclo continuo, proprio come in molte delle sue litografie.
La struttura del libro
Modi indefiniti è formata da tre sezioni – Cotidie, Heroides, Ridicula – che rispecchiano i tre diversi modi in cui potersi interfacciare all’altro da sé. Cotidie è la sezione più corposa (39 poesie), poiché è il modus vivendi che in genere prevale: pacato, abitudinario, con tratti di nostalgia. È il modo base. Lo stile ne ricalca le caratteristiche e tende a essere piano, dimesso, senza grandi picchi né enfasi. Qui sono contenute le poesie del quotidiano, della routine. C’è la casa, gli affetti, il lavoro.
La sezione Heroides – formata da 9 poesie – presenta più enfasi, più retorica ed è la sublimazione di ciò che viviamo e ci dà fastidio, di ciò che lascia traumi e dolori, attraverso la mitologia e l’adozione di modelli antichi e archetipi. Muse, divinità, eroine, personaggi dell’epica classica sono i poli intorno ai quali sono costruite le poesie della sezione, nelle quali il patetico è essenziale e rappresenta una delle tappe della metabolizzazione degli eventi della vita. Heroides è quindi il modo esagerato ed esagitato di affrontare le cose, un modo senz’altro sbagliato – comicamente stoico – ma necessario.
Con Ridicula (15 poesie) l’equilibrio, finalmente e felicemente, viene ristabilito. Dopo un picco sull’elettrocardiogramma, dalla bassa normalità della prima sezione all’alto eccesso della seconda, torna la misura, appunto in latino: il modus. Ridicula è la summa armoniosa dei modi precedenti, e quindi ne è la risoluzione. Si giunge a questo per mezzo dell’ironia, che permette di fare la conoscenza con i propri traumi prendendoli un po’ in giro, mantenendo prima le dovute distanze – l’ironia resta sempre una forma di difesa tra le più note – e poi familiarizzando con esse.
L’ironia è l’unica via possibile, l’unico modo che riesce con efficacia e compostezza a contenere la passività e l’inattività accondiscendente di Cotidie e la drammaticità di Heroides, che rimangono comunque stadi da vivere e attraversare, per poter essere superati. “Est modus in rebus“, scrisse Orazio, e ognuno ha il proprio, da ricercare o riformulare in continuazione, seguendo i modi che si ritengono più adatti.
L’autrice
Federica Gallotta nasce il 13 luglio 1990 a Tarquinia, cittadina sul mare in provincia di Viterbo e da tre anni vive nel capoluogo, dove ha trascorso gli anni universitari. Nel 2017 consegue la laurea magistrale in filologia moderna all’Università degli Studi della Tuscia. Attualmente insegna italiano in una scuola di Tarquinia. Nel novembre 2017 è uscita per Giuliano Ladolfi Editore la raccolta di poesie Altri nuovi giorni d’amore.