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Monoferments: materiali da scarti di marmo, uova e caffè

13 Luglio 2022

Elisa Evaso e Luca Guglieri, coppia di architetti di Monostudio Associati di Milano, sono i fautori di Monoferments, una gamma di materiali circolari, sostenibili e biofilici nati dal riuso di scarti alimentari e non solo.

L’idea è nata nel 2020 e ha portato dapprima Elisa e Luca a bussare “avventurosamente” alle porte delle attività commerciali del vicinato con una richiesta semplice: la consegna di spazzatura e scarti. Ad esempio gusci d’uovo da un negozio di pasta fresca, fondi di caffè dal proprio bar abituale, conchiglie da un ristorante di pesce. Sul balcone di casa, i due iniziano gli esperimenti per i nuovi biomateriali.

Raccontano Elisa e Luca: “Come tanti, durante il primo lockdown, ci siamo interrogati su cosa stavamo lasciando e trasmettendo ai nostri figli come coppia di professionisti e genitori. Sentivamo l’urgenza di ispirarli verso qualcosa di più nobile. Cosa potevamo fare, da piccolo studio di architettura e interior design quale siamo, per condurre la nostra pratica di ogni giorno verso un nuovo modo di lavorare più circolare e sostenibile?”.

Le sperimentazioni dei due architetti trovano sbocco in due realtà imprenditoriali molto differenti. Grazie al loro supporto, riescono a realizzare due prototipi di piastrella per pavimento e tre per rivestimento di interni.

monoferments piastrella

Monoferments: come nasce il materiale

Le imprese che si interessano a Monoferments sono MIPA di Antonio e Davide Benedet, con sede a Ravarino (MO) e leader in Europa nella produzione della graniglia con sede a Ravarino (MO), e il ristorante stellato Osteria Francescana di Modena.

La prima accetta di condividere gli scarti e lavorare sul nuovo materiale, “salvando” la polvere e il macinato di marmo, già riciclati al 100% dalla lavorazione della pietra e che, come fondi dei sacchi, sarebbero comunque andati in discarica. I residui vengono così mescolati con gli scarti alimentari proposti da Monoferments.

Il ristorante risponde con entusiasmo alla richiesta di gusci d’uovo e fondi di caffè. Grazie alla loro natura chimica e secondo gli esperimenti svolti, tali scarti interagiscono in modo interessante con il marmo riciclato e regalano poesia al materiale.

In otto mesi di sperimentazione gli architetti lavorano insieme a MIPA alle percentuali di marmo, caffè e guscio d’uovo mantenendo come legante un 20% di cemento e attendendo i risultati dopo pressatura e stagionatura in cella dei prototipi. Il guscio, composto in maggior parte da carbonato di calcio, si inserisce perfettamente nell’impasto composto da polvere e granulato di marmo. Piccoli pezzi di guscio spuntano dalle piastrelle. I fondi di caffè pigmentano l’impasto e creano, grazie alla base acida, una reazione opposta di vuoti e piccoli solchi che favoriscono un aspetto materico. Anche lo stampo è sostenibile in quanto già presente nell’archivio MIPA

Concludono Elisa e Luca: “Le piastrelle sono stonalizzate e imperfette, questa è la loro forza. Immaginare un interno, una casa realizzata così ci fa pensare alla connessione diretta con i nostri sensi. Oltre all’impronta materica visiva e tattile, stiamo lavorando anche a una possibile esperienza olfattiva. Abbiamo disegnato comportamenti nuovi e promosso lo scambio di scarti tra aziende vicine”.

Foto fornite da Ufficio Stampa Studio Battage

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