Balthus paesaggio Montecalvello Viterbo

Montecalvello e il paesaggio dimenticato di Balthus

14 Dicembre 2017

Nella Tuscia c’è un paesaggio d’artista, tanto magico quanto dimenticato. Un paesaggio che ha ispirato uno dei più grandi pittori del ‘900. Tra le silenziose vallate della Teverina, lontano dallo scorrere del tempo e dalla modernità, giace Montecalvello e, con esso, quello che è noto come il “paesaggio di Balthus“. L’ennesimo tesoro nascosto della città di Viterbo, che meriterebbe maggior tutela e valorizzazione.

Montecalvello, infatti, è una minuscola frazione (meno di 100 abitanti) in quel territorio che, nonostante una certa distanza dal capoluogo, per varie ragioni storiche appartiene al Comune di Viterbo, insieme a Grotte Santo Stefano, Vallebona, Roccalvecce e Sant’Angelo. Campagna profonda, digradante verso la valle del Tevere, con l’Umbria a portata di mano. Montecalvello, segnato dal profilo del castello che i Monaldeschi edificarono nel ‘400 ampliando un preesistente edificio medioevale, compare sornione lungo la provinciale che da Grotte scende svogliatamente verso il fiume, fondamentale arteria di comunicazione nei secoli passati.

Il castello di Balthus

castello montecalvello

La corte del Castello di Montecalvello.

Il castello di Montecalvello fu acquistato da Balthus negli anni ’60, periodo in cui l’artista parigino di origini polacche dirigeva l’Accademia di Francia a Roma. Se ne innamorò così tanto da restaurarlo e farne la sua abitazione-studio. Balthazar Klossowski de Rola, questo il vero nome del conte artista, ne fu un geloso proprietario: lo frequentò stabilmente fino al 1977, anno in cui si trasferì in Svizzera, lasciandolo ai figli che ne detengono tuttora la proprietà. Balthus è morto nel 2001, a novantatré anni, a quasi cinque dalla mostra che gli dedicò la città di Viterbo a Palazzo dei Papi.

Il paesaggio che Balthus osservava ogni giorno dalla finestra del suo studio, un ambiente semplice e scarno che contrasta con l’eleganza rinascimentale delle altre stanze, è stato per lui una preziosissima fonte di ispirazione per disegni e dipinti. Un “luogo poeticissimo“: così Vittorio Sgarbi ha definito Montecalvello e il suo castello, scelto pure dal regista Matteo Garrone come una delle tante, inusuali location del film Il racconto dei racconti. Una “solitaria e fascinosa proprietà” in cui Balthus, uomo eccentrico, schivo, solitario, irrequieto, eternamente insoddisfatto, allergico ai fotografi, si ritirava alla ricerca di una “pittura intellettuale, aristocratica, letteraria“, rigorosamente figurativa, volta alla ricerca inesauribile della forma fino alla più alta sintesi. “Una pittura di luce lattiginosa – secondo Sgarbi – Il segreto sono le impalpabili variazioni atmosferiche. La luce è fonte di essenza segreta e mistero di seduzione che emanano le sue tele“.

L’atelier è il luogo del lavoro – scrive Balthus nel 2000 – e anche della fatica. Il luogo del mestiere. Nella mia attività è essenziale. E’ lì che mi raccolgo, come in un luogo di illuminazione. Bisognerebbe dire ai pittori di oggi che tutto si gioca nell’atelier. Nella lentezza del suo tempo. Amo le ore trascorse a guardare la tela, a meditare davanti a essa. A contemplarla. Ore incomparabili nel loro silenzio. D’inverno, la grossa stufa borbotta. Rumori familiari dell’atelier. I pigmenti mescolati da Setsuko, lo strofinio del pennello sulla tela, tutto viene riassorbito dal silenzio: prepara all’entrata delle forme sulla tela nel loro segreto, alle modifiche spesso appena abbozzate che fanno fluttuare il soggetto del quadro verso qualcos’altro di illimitato, di sconosciuto“.

Montecalvello, un luogo fuori dal tempo

Balthus Montecalvello Viterbo 1979

Balthus, “Montecalvello” (1979)

Il romantico paesaggio e la magica atmosfera di Montecalvello sono fortemente tipici della Teverina, quel territorio tra Lazio e Umbria così ricco di luoghi affascinanti, da Civita di Bagnoregio a Cellenoamati dagli artisti e dai turisti. Montecalvello è un posto sospeso nel tempo: domina una forra pervasa di vegetazione e avvolta dalle nebbie, con le montagne dell’Appennino a far da scenario, in lontananza, oltre il Tevere. Lo sguardo si focalizza naturalmente verso un punto preciso: i ruderi di un’antica torre di guardia, solitaria che più non si può, su uno sperone roccioso. Solo i tralicci di una linea elettrica tradiscono un po’ di attualità. Un luogo mistico, suggestivo, surreale, così consono alla personalità ascetica di Balthus.

L’opera più importante dedicata al paesaggio di Montecalvello è un dipinto del 1979, in cui Balthus riproduce quella torre, in cima a una vallata solcata dai calanchi, con due piccole figure sulla destra che da una terrazza, presumibilmente quella del cortile del castello, contemplano in estasi la veduta. “Davanti a loro – scrive Giorgio Soavi in Balthus, volume della collana I classici dell’arte del Corriere della Sera – c’è quella collina che sembra spuntata nel momento in cui Balthus ha deciso di dipingerla (…) Il paesaggio laziale di Montecalvello riflette il legame che Balthus stabilisce nei paesaggi di questo periodo tra l’influenza della pittura orientale e la pittura italiana del ‘300. Balthus segue il modello della pittura cinese nell’organizzazione dello spazio tramite l’opposizione del pieno e del vuoto e la montagna raffigurata si distingue e svetta nel paesaggio velato dalla nebbia. I tratti netti che disegnano le rocce sul fianco di Montecalvello evocano quelle affrescate da Giotto a Padova nel ‘300“.

Oggi Montecalvello continua a essere avvolto dal silenzio. Un silenzio che, purtroppo, è anche quello dell’oblio e anche di una certa incuria che appare evidente non appena si mette piede nell’antico borgo, attraverso l’unica porta di ingresso. Il castello, tuttora proprietà privata della famiglia di Balthus, può essere visitato al suo interno soltanto in rarissime occasioni. L’accesso è invece possibile alle sue parti esterne e si può arrivare facilmente alla corte, con al centro un’elegante fontana, purtroppo priva di acqua, mentre la pavimentazione in laterizi a spina di pesce è fortemente sconnessa, oppure è del tutto sparita lasciando il posto all’erba e al fango. Dal parapetto ci si affaccia sulla macchia di Piantorena, con i ruderi della torre. Questa è la vallata che ha ispirato Balthus, mentre la contemplava dalla finestra del suo studio, qualche metro più in alto.

Un patrimonio da valorizzare

Balthus paesaggio Montecalvello Viterbo

Il “paesaggio di Balthus” da Montecalvello verso la valle del Tevere.

Il castello di Montecalvello e il cosiddetto “paesaggio di Balthus” costituiscono un patrimonio pressoché sconosciuto che la città di Viterbo, nel perseguire le sue aspirazioni di città d’arte, di cultura e di turismo, ha il dovere di recuperare, rendere accessibile, tutelare e valorizzare.

E’ quanto mai necessario trovare un accordo continuativo con i proprietari per consentire ai visitatori, tutto l’anno, di ammirare le straordinarie stanze affrescate e l’atelier di Balthus con i suoi pennelli, tele e strumenti di lavoro lì conservati. Non è certo in discussione il fatto che Montecalvello sia un luogo di grande interesse storico e artistico, impossibile da ignorare ma che quasi nessuno conosce.

Serve un progetto curato da operatori specializzati in gestione dei beni culturali, con il supporto di istituzioni e sponsor, per aprire al pubblico Montecalvello, portarci i turisti da Viterbo e da Bagnoregio e coinvolgerli in visite guidate, mostre, degustazioni e itinerari tematici sulla storia del luogo e soprattutto sulla figura di Balthus, artista di fama mondiale il cui nome sarebbe in grado di richiamare appassionati d’arte di ogni provenienza. E che la Tuscia ha avuto l’onore e la fortuna di ospitare in un periodo significativo della sua romanzesca esistenza.

castello montecalvello

La corte del castello si affaccia sul “paesaggio di Balthus”.

Balthus e Viterbo

Con un progetto serio e con la capacità di raccontare con efficacia le bellezze di questo territorio, niente è impossibile. Perché Viterbo lo ha già fatto: ormai oltre vent’anni fa, con l’organizzazione di una delle ultime mostre di Balthus, nel settembre 1996. L’artista, nato il 29 febbraio 1908 (data che lo spingeva ad affermare che per lui il tempo scorreva più lentamente rispetto agli altri, dal momento che il suo compleanno c’era una volta ogni quattro anni), sarebbe scomparso il 18 febbraio 2001. In quell’occasione furono esposte opere degli anni ’60 e ’70, principalmente quelle di Montecalvello.

Ci furono le solite polemiche per le lacune organizzative, vere o presunte, di una città che allora iniziava appena ad affacciarsi allo sviluppo turistico, ma il tempo è galantuomo e ha dimostrato che al giorno d’oggi si farebbero carte false, pur di avere di nuovo in città una mostra del calibro di Balthus o di un grande nome dell’arte. E Balthus, quella volta, seppur ottantottenne e malato trovò il modo di fare un blitz a Viterbo per visitare l’esposizione in suo onore e rivedere i luoghi che lo ispirarono. E che sono rimasti lì, intatti: basta prendere l’auto e da Viterbo guidare piacevolmente per una quindicina di chilometri verso Grotte Santo Stefano e la valle del Tevere, per ritrovarsi in mezzo a una rara e struggente bellezza. Balthus lo aveva capito subito.

Io sono figlio di molti secoli. Non di questo. Non ho niente a che fare con questo secolo. Sono fuori. Sono di un altro mondo. Certo, se guardo il paesaggio italiano, quello umbro, toscano o di Montecalvello dove ho una grande casa, sono figlio di quel paesaggio che ha un’età che supera il secolo, perché è lì da sempre. Lo avranno sistemato meglio i contadini italiani, ma è sempre stato lì, con quelle ondulazioni, colline, dirupi, montagne, lontane o vicine. Io sono figlio di tutto quello che mi piace“. (Balthus)

Francesco Mecucci

 

balthus disegno montecalvello

Il paesaggio di Montecalvello in un disegno di Balthus del 1978

 

“Il Messaggero” edizione Viterbo del 7 settembre 1996.

 

balthus mostra viterbo 1996

“Il Messaggero” edizione Viterbo del 24 settembre 1996.

 

Bibliografia essenziale per questo articolo:
Giorgio Soavi, Balthus in I classici dell’arte. Il Novecento, Corriere della Sera, Milano 2004
Vittorio Sgarbi, Balthus in Dossier d’art, Giunti, Firenze 2001
AA.VV., Il Castello di Balthus a Montecalvello, Valorart, Viterbo 2002
Articoli pubblicati da Il Messaggero, edizione di Viterbo, 7-8-24 settembre 1996