Viterbo, l’ex gasometro riqualificato è la sede di Unindustria
21 Aprile 2021A Viterbo un innovativo esempio di riqualificazione ha consentito la rinascita dell’ex gasometro, oggi sede territoriale di Unindustria, l’unione degli industriali e delle imprese del Lazio, all’interno del sistema Confindustria.
L’intervento segna il ritorno alla luce di un edificio che, per oltre un secolo, ha influito sulla vita quotidiana ed economica della città. Oggi l‘ex gasometro incarna di nuovo la vocazione all’impresa e al lavoro che fu propria delle dinamiche che portarono alla sua nascita.
Il recupero, ultimato nell’autunno 2020, si inserisce nel programma di rinascita che ha interessato in tempi recenti la centrale Valle Faul. Un’area, situata all’interno delle mura che cingono il centro storico, per molti anni in degrado. E che oggi può invece vantare rilevanti immobili e spazi comuni restituiti alla città e alle aziende.
L’ex gasometro di Viterbo
L’ex gasometro (o gazometro) di Viterbo è situato all’interno di Porta Faul, di fronte al complesso dell’ex mattatoio comunale, oggi sede dello Spazio Attivo Lazio Innova della Regione Lazio e del centro culturale della Fondazione Carivit. Entrambi interessati negli ultimi anni da progetti di recupero.
La storia del gasometro coincide con l’arrivo in città del primo impianto di illuminazione pubblica. Il 25 maggio 1872 la Gazzetta di Viterbo riferisce della proposta di una società romana all’amministrazione comunale per realizzare la nuova rete. Non se ne fa nulla, ma lo scopo venne raggiunto poco più di un anno più tardi. Infatti, il 12 luglio 1873 le stesse pagine riportano la notizia della firma del contratto con una società inglese, The Viterbo Gas Company.
Serviva, ora, una sede adeguata per costruire l’officina del gas, la centrale che avrebbe alimentato l’illuminazione in tutta Viterbo. Addossato alle mura civiche, presso Porta Faul, c’era un vecchio terreno agricolo con alcuni magazzini, lambito dal torrente Urcionio, la cui acqua sarebbe stata ideale per il raffreddamento dei forni a carbone. Nel maggio 1874, con un mese e mezzo di anticipo rispetto al previsto, si inaugurò il gasometro. Da allora varie ditte si avvicendarono nella gestione del gas. Nel 1887 l’illuminazione raggiunse la stazione ferroviaria di Porta Fiorentina.
Il declino e la rinascita
Nel 1905, grazie al progetto dell’ingegner Aldo Netti, la città passò all’illuminazione elettrica. L’officina del gas continuò a operare per produrre luce per i privati e iniziando a parallelo a distribuire gas per il riscaldamento. Un servizio di cui usufruivano, ad esempio, il Teatro dell’Unione e l’Ospedale Grande degli Infermi. La continua successione dei gestori dell’impianto di Valle Faul proseguì fin oltre la seconda guerra mondiale. Il 1960 segnò l’abbandono dell’ormai antiquato carbone per passare alla distillazione della benzina. Sei anni più tardi subentrò la Società Nazionale Gazometri, che iniziò la produzione di benzinone con iniezione di gas liquido in bombole.
La chiusura e il successivo abbandono avvennero a partire dal 1974, quando iniziò a farsi strada l’era del gas miscelato (metano più aria) portato in città attraverso nuovi sistemi di tubature. Ormai inattivo, il gasometro di Viterbo non venne mai del tutto smantellato e lasciò campo libero al degrado o ad altre esperienze come l’occupazione da parte di un centro sociale autogestito, avvenuta dal 1993 al 2006. Di nuovo in disuso, il complesso subì due incendi negli anni successivi e per il recupero bisogna attendere l’intervento dei lavori, iniziati il 4 febbraio 2016 e conclusi nel 2020.
[Si ringrazia l’area Media Relations di Unindustria per foto e materiale]