“L’operazione”, intervista a Nicolas Vaporidis
29 Dicembre 2017Ne è passato di tempo da quando Nicolas Vaporidis faceva impazzire le ragazzine in Notte prima degli esami. Era il 2006, undici anni e un’Italia campione del mondo fa, quell’Italia che nella prossima estate non li farà neppure, i mondiali.
«Un dispiacere enorme – osserva l’oggi 36enne Vaporidis, non più un ragazzo ma uomo e attore con tante esperienze alle spalle – per chi come me ha vissuto da bambino le notti magiche di Italia ’90, i gol di Schillaci, l’amarezza della semifinale con l’Argentina. Insomma, non qualificarsi è una disfatta completa». Chiusa la parentesi calcistica, Vaporidis parla del nuovo spettacolo, L’operazione, che lo vedrà sul palco al Teatro dell’Unione di Viterbo il 7 gennaio 2018 con Antonio Catania, Maurizio Mattioli, Gabriella Silvestri, per la regia di Stefano Reali. E che è ambientato proprio nel luglio 1990.
Nicolas, così L’operazione ci riporta indietro di 28 anni.
In realtà è un testo molto contemporaneo e magari, vista la lentezza di questo paese nei cambiamenti, lo sarà ancora tra quindici o vent’anni. Sono sicuro che divertirà il pubblico. Quando Stefano Reali mi ha proposto la parte, mi ha convinto fin dall’inizio: pur essendo una storia non nuova e da cui è stato tratto anche un film, In barca a vela contromano, l’ho trovata scritta veramente bene.
Quale Italia viene raccontata?
L’Italia, i nostri vizi, il nostro modo di essere, attraverso la realtà di un ospedale. Ma non è un testo di denuncia: tutto viene rappresentato in chiave di commedia, pur mettendo in evidenza i problemi e le situazioni spesso assurde del sistema sanitario pubblico. E fornendo soluzioni alternative.
Perché si è scelto di mantenere l’ambientazione originale?
Il 1990 era ancora un’epoca un po’ naif, senza la tecnologia di oggi. Non c’erano le chat, per comunicare qualcosa a qualcuno era sufficiente una chiacchierata e ci si informava solo con giornali e tg. Un mondo diverso, probabilmente più ingenuo, ma anche spontaneo e genuino.
Sul palco ritrova Maurizio Mattioli e per la prima volta recita con Antonio Catania.
Con Maurizio ho lavorato nel cinema circa dieci anni fa in Questa notte è ancora nostra, in cui interpretava mio padre, quindi abbiamo avuto un rapporto stretto e sono felice di ritrovarlo a teatro. Ho molta stima di Catania e sono contento di recitare con lui. Stiamo lavorando molto, la pressione è notevole, ma per noi vivere di questo è un lusso.
Meglio il teatro o il cinema?
Due mondi diversi. Amo il cinema alla follia, ma per un’attore il teatro è l’essenza del suo lavoro. E mi diverte. Il cinema appartiene più ai registi, il teatro è degli attori: la storia viene rappresentata tutta in ordine cronologico, non c’è montaggio, la performance è assolutamente centrale. E nel teatro il sentimento che provi mentre reciti assume ogni volta una diversa sfumatura.
Francesco Mecucci