“La pietra e la cattedrale” di Gianluca Zappa, la recensione

28 Febbraio 2021

«S’io m’intuassi, come tu t’inmii». È uno di quei versi della Divina Commedia che restano impressi per sempre. Ed è uno di quelli – tra i tanti – a cui sono maggiormente legato, perché ricordo ancora – alla perfezione – cosa provai quando Gianluca Zappa, allora mio professore di lettere al liceo Mariano Buratti di Viterbo, lo spiegò alla classe.

Paradiso, canto IX. Quel verso, unito alle parole di Zappa, me lo porto dentro da ormai più di dieci anni. Ed è con quella stessa emozione che ho letto e percepito ogni singola pagina de La pietra e la cattedrale, il libro appena pubblicato da Edizioni di Pagina in cui Gianluca Zappa – lasciatemelo dire: finalmente! – esce dalle classi per regalare a tutti le sue lezioni sulla Commedia.

Una lettura”, come scrive nel sottotitolo. Una lettura che, io lo so bene, è la “sua” lettura. Un bene che va condiviso. Per questo sono qui, ora, in una veste che non mi appartiene, non avendo io velleità di critico letterario, a recensire, o meglio a raccontare, qualcosa di questo libro. Perdonerete, quindi, se mi sarà impossibile restare freddamente oggettivo e distaccato in questa recensione. Sì, perché qua c’è di mezzo il professore che, non so se per colpa o per merito, mi ha illuminato la strada sulla quale sto ancora camminando.

Ho impressa in testa e nel cuore, dicevo, ogni singola spiegazione della Divina Commedia che Zappa ha tenuto negli anni del liceo. Lo ascoltavo rapito, coinvolto, “inluandomi”, proprio come lui “s’inmiava”. All’epoca, però, ancora non aveva fissato in modo analitico questa visione della Commedia come una cattedrale. Ce l’aveva dentro, sicuramente, ma è in queste pagine che è riuscito a sistematizzarla senza perdere un solo briciolo del “fascino umano ed esperienziale” che il capolavoro di Dante porta in grembo.

Ma perché una cattedrale? Perché, come scrive Zappa, la Commedia “ha un disegno rigoroso e pianificato, è fatto di pietre più o meno grandi che contribuiscono alla tenuta del tutto. Ciò che conta è questo tutto, esattamente come in una cattedrale medievale il singolo elemento non ha senso se non pensato in relazione con la totalità dell’edificio”. Guardare la cattedrale, dunque, per capire la pietra. E viceversa.

In questo saggio, che ha il pregio di essere accademico e divulgativo al tempo stesso, e che a me piace chiamare lezione, Zappa ci prende per mano e ci fa capire quanto sia importante nella lettura della Commedia predisporsi “a considerare sempre la parte guardando al tutto”. Ma ci fa capire ancora meglio alcuni dettagli che anche a letture più approfondite possono essere sfuggiti. Non mancano aneddoti, curiosità, calcoli. È presente, certamente, tutto l’amor che Dante ha messo nelle creazione del suo poema. Nell’edificazione della sua Cattedrale che poi è divenuta patrimonio dell’umanità intera. Ed è presente, certamente, tutto l’amor che Zappa ha nei confronti della Commedia e del Messaggio che porta con sé, lo stesso messaggio che per tutta l’attività di insegnante l’autore di questo libro ha divulgato – e continua a divulgare – alle nuove generazioni.

Questa lezione di Zappa è polisemica esattamente come lo è la Commedia, è un susseguirsi di domande e tentativi di risposte. È un corposo mazzo di chiavi (a partire dall’incipit) che permette di aprire (quasi) tutte le serrature dell’opera più bella e grandiosa della Letteratura. E questo perché Zappa riesce a far sì che – come dice lui stesso nel testo – Dante ci spieghi Dante. Ci aiuta prima a capire ogni singola pietra, e poi a farci co-costruttori della Cattedrale, perché “è l’inserimento della pietra nell’edificio della cattedrale che ci aiuta ad arrivare ad una comprensione di ciò che Dante ci voleva dire”.

Lo dico alla fine, e non per un discorso classificatorio, ma un elemento essenziale e portante di questa lezione è certamente anche la prefazione curata da Valerio Capasa. Nelle sue parole – anche quelle ho avuto la fortuna di ascoltare diverse volte dal vivo – ci sono lampi che aiutano a chiarire sia il saggio che andrete a leggere, sia le zone d’ombra che la Commedia sa riservare a ogni lettore.

In conclusione, per celebrare questa ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante, e per coglierla come occasione di studio, approfondimento e godimento umano e letterario, l’invito è certamente quello di leggere La pietra e la cattedrale di Gianluca Zappa, che colgo l’occasione di salutare e ringraziare, dedicandogli dei versi che anche lui richiama nella sua lezione. È un grazie a posteriori per l’amore che è riuscito a infondermi nei confronti di Dante e della letteratura tutta.

«Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo,
e volsimi al maestro; e quei fé segno
ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso.»

Angelo Deiana

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