andava tutto bene

Andava tutto bene: dare un senso alla crisi

15 Novembre 2021

Oggi la mia rubrica si tinge di un colore diverso. Affronteremo alcune tematiche che ci toccano da vicino attraverso uno strumento caro a tutti noi: la lettura. Iniziamo con un libro dedicato alle crisi preziose: Andava tutto bene di Filippa Daaz (348 pagine, Il Mio Libro). Un’avventura attraverso le rotture, i cambiamenti, i nuovi inizi; il tutto “giocato” mescolando ingredienti quali talento, coraggio, forza.

La storia dei personaggi del racconto è la storia di tutti i noi, nella nostra quotidianità ma soprattutto come protagonisti di una pandemia mondiale. Solo dalle crisi nascono nuove opportunità. I momenti di rottura ci conducono in stati di sofferenza, a volte disperazione. Eppure solo nel momento in cui siamo in grado di dare un senso a quello che ci accade, siamo anche in grado di viverli come grandi opportunità di cambiamento.

Durante la pandemia ci siamo trovati a rompere i nostri schemi, la nostra routine, a dover combattere contro un nemico sconosciuto che non faceva altro che minacciare e uccidere. Difficile trovare un senso a tutto questo. Impotenza, rabbia, negazione, queste sono state solo alcune delle reazioni più comuni, delle difese con cui abbiamo provato inizialmente ad affrontare la nuova situazione.

Finché non ci siamo resi conto che il Covid ci stava dando una possibilità: quella di avere coraggio. Coraggio di affrontare la solitudine, l’ansia, la paura, la depressione, gli effetti del terribile virus, coraggio di cadere e di rialzarsi, coraggio di incontrare l’altro, di guardarlo negli occhi e di stringergli ancora una volta la mano. Coraggio di guardare dentro se stessi e coraggio di stare in contatto con tutto ciò che abbiamo trovato. Coraggio di cambiare, coraggio di ricominciare.

filippa daaz andava tutto bene

Andava tutto bene: il libro

Gli undici personaggi, narratori di tutte le età e che rappresentano tutte le fasi della vita, hanno avuto il coraggio di fare tutto questo attraverso la storia di un rapimento che diventa l’occasione di fermarsi, guardarsi dentro, scoprire tante realtà e come realmente si è.

Andava tutto bene si presenta semplice, intenso, a tratti ironico, ricco di allegorie e pieno di significati e riflessioni. C’è anche un eroe che è un professore, uomo onesto e di cultura, che a un certo punto della sua vita decide di denunciare: lo fa attraverso il rapimento di tre sorelle, figlie di un’imprenditrice. La donna gestisce villaggi per dimagrire e in uno di questi si suicida la sorella del professore. Un gesto criminale ma che permette a lui, al gruppo di rapitori e alle tre sorelle di riscattarsi, di denunciare una società che li tiene sotto scacco.

C’è un pezzo bellissimo nel libro dedicato ai nuovi inizi e che voglio condividere con voi: “Perché a volte non si ha bisogno di un nuovo inizio. I nuovi inizi sono sopravvalutati. Richiedono troppa energia, troppa forza, come un’apparizione ad un ballo delle debuttanti, ma tu sei reduce da una maratona nei rovi e l’abito bianco, da sera, stona e brucia e pesa sulle ferite, i lividi, i graffi, le abrasioni. Tu macchi lui, lui macchia te. E non hai voglia di ballare, hai voglia di urlare e di piangere. Perché a volte si ha bisogno di essere fragili… perché a volte non si ha bisogno di risolvere il problema. Perché il problema è lì, come un punto rosso, a segnare qualcosa su cui possiamo continuare a tenere l’attenzione, qualcosa in cui possiamo fingere ancora di ‘stare dentro’, mentre cerchiamo di tenerlo fuori. Perché il problema parla di noi più della soluzione“.

E allora concediamoci di essere fragili, andiamo a cercare il coraggio che è dentro ognuno di noi e impariamo ad affrontare le crisi. Per dirlo con le parole dell’autrice, “il senso della crisi è cercare una nuova leggerezza attraverso la propria profondità“.

Foto in alto: Jan Tinneberg / Unsplash.com