Silvio se n’è andato e non ritorna più, ma pure per Adriano è finita dopo oltre trent’anni. Adriano Galliani, nel senso. Una grande e sottovalutatissima – almeno in patria – invenzione tutta italiana: il dirigente sportivo. Italo Allodi? Troppo vecchio. Luciano Moggi? Troppo losco. Giacinto Facchetti? Troppo elegante. Galliani invece era unico, e per un sacco di motivi.
“Facile fare il dirigente con i soldi di Berlusconi”, commentavano i rosiconi quando il pelatone partiva di nascosto e in una notte andava a comprare i Rijkaard e i Papin. “S’è incazzato per i riflettori che non funzionano perché lui faceva l’antennista, di certe cose ci capisce”, ghignavano dopo il fattaccio di Marsiglia nel 1991.
E mentre in Italia lo detestavano, nel mondo lo invidiavano e ne studiavano le gesta, questo manager che collezionava coppe e scudetti (e fidanzate bone) e che in tribuna esultava come un ultras, la cravatta gialla invece della sciarpa. Lo abbiamo odiato tutti, da avversari, prima o poi. Ci mancherà. Non ci mancherà.
Andrea Arena