La povertà nelle radici sarde, la miseria nella nascita in una Ciociaria post bellica, stuprata dalle violenze dei bastardi goumiers, la ricerca di una nuova vita oltreoceano, in Argentina. Già a pochi anni, la storia di Delio Onnis, nato a Giuliano di Roma, in provincia di Frosinone, nel 1948, era fatta di mille avventure, valigie e bastimenti e quarantene.
Ma quando prese anche a giocare a futbol divenne leggenda: 11 gol in 18 partite nell’Almagro, quando aveva 16 anni e poi via al Gimnasia La Plata, dove fu seňor gol. L’Europa, però, era sempre lì, con gli occhi appizzati: arrivarono prima i francesi, che portarono quell’italiano dalle mille patrie a Reims, nello Stade dove aveva fatto miracoli un certo Raymond Kopa.
Fu amore, tra Francia e Onnis: cinque volte capocannoniere, duelli mitici con un altro bomber argentino (Carlos Bianchi, quello che da allenatore, in seguito, quasi distrusse la Roma), idolo del principato di Monaco e poi di Tolone. Chiuse nel 1986, a 38 anni, segnando ancora gol e limitandosi a guardare da oltre confine quell’Italia dove nessuno mai credette veramente in lui. Come si dice in franco-argentino? Tiè, olé.
Andrea Arena