La storia è una cosa che ritorna, e ci siamo. Magari sotto altre forme, più sottili, o moderne, ma cambia poco. Sessant’anni fa, per esempio, sembrava oggi. L’Italia si stava giocando la qualificazione al Mondiale (quello di Svezia, quello di Pelè) ed era messa nei casini.
Doveva fare risultato a Belfast, contro l’Irlanda del Nord, per passare il girone. La prima volta, dicembre 1957, fu una partita finta: l’arbitro non arrivò – bloccato da un’inedita nebbia a Londra – e le due nazionali fecero un’amichevole. A gennaio, invece, fu battaglia. Con gli Azzurri di Foni che si presentarono con la solita prosopopea (“Ma chi sono questi irlandesi ubriaconi e guerriglieri”), pieni di oriundi, e alla fine se la presero in quel posto: vince l’Irlanda del Nord 2-1, Italia fuori dal Mondiale per la prima volta.
E in patria, asperrime polemiche su questi oriundi, mezzo italiani e mezzo no, privi dell’attaccamento alla maglia e vaccate varie. Da quel giorno, niente più oriundi in Nazionale, niente ius convocationis. Oggi come ieri, o quasi: l’Italia in Russia può ancora andarci, per lo ius soli invece si vedrà.
Andrea Arena