Quando i cartellini gialli e rossi non erano stati ancora inventati potevano capitare cose così: il capitano dell’Argentina Antonio Ubaldo Rattin che lascia il campo di Wembley tra due poliziotti, Pinocchio sudamericano scortato fuori dopo che l’arbitro tedesco lo aveva espulso, al 35′ del primo tempo di Inghilterra-Argentina, quarto di finale del Mondiale 1966.
Prima, El Rata, era stato ammonito, ma non se n’era accorto, quindi espulso. Aveva chiesto spiegazioni, aveva invocato l’aiuto di un interprete, lui di lingua spagnola con l’arbitro crucco e gli inglesi intorno. Tutto inutile. Sei fuori, vai a farti la doccia ché puzzi d’asado. Rattin alla fine uscì, non senza calpestare per sfregio il tappeto rosso reale, mentre il pubblico ruggiva: “Animals, animals!”
PS.. Mentre tornava a casa dopo quella partita, nel traffico di una Londra allora swinging, il presidente degli arbitri Fifa, Aston, guidava la sua MG. Tra un semaforo e l’altro, tra il giallo e il rosso, ecco l’idea. Giallo uguale attenzione, ammonizione. Rosso ti devi fermare, uscire. Nacquero così i cartellini, linguaggio universale che avrebbero capito tutti i giocatori del mondo, persino El Rata Rattin.
Andrea Arena