Leggende. Dicerie. Disinformatia al contrario, per infangare chi – i comunisti, pure quelli romeni – della disinformazione aveva fatto un’arte di regime. Helmut Duckadam fu vittima di tutto questo, perché c’era un muro, una cortina, da buttare giù, in quegli anni in cui soffiava forte il vento del cambiamento.
Eppure, il gigante romeno che difendeva la porta della Steaua Bucarest e che parò quattro rigori su quattro in una finale di Coppa dei Campioni – a Siviglia nel 1986, contro il Barcellona – fu soltanto una vittima. Lui, famoso famosissimo dopo quella impresa, lui forse addirittura premiato con una Mercedes da un ricco tifoso del Real Madrid, per ringraziarlo di aver fermato gli odiati blaugrana, lui invidiato dai figli psycho di Ceausescu tanto da spezzargli una mano, i rosiconi. Forse. Chissà.
Tutto vero o tante balle. Magari era solo una trombosi, un coccolone. Fatto sta che Helmut Duckadam è rimasto nella storia per quei quattro rigori parati in una sola notte: tanta roba, troppa, per resistere alla tentazione di strumentalizzarlo. Al di qua e al di là della cortina di ferro.
Andrea Arena