Masetti sta addentando il panino con speck e taleggio, uno dei pochi momenti di reale soddisfazione della giornata. Nel bar del palazzo della Regione c’è solo lui, perché sono già le 4 e il grosso dei dipendenti ha già mangiato. Fuori nevica, fa freddo, gli manca Roma. La barista apre la Coca-Cola, ma il sibilo della bibita è coperto da un rumore forte, un tuono, un boato.
«O hanno fatto esplodere un petardo o qualcuno ha sparato» dice gelida la barista. A Masetti viene improvvisamente caldo, molto caldo. «Cazzo, il presidente» pensa. Mentre corre s’inseguono nella sua testa una raffica di immagini e concetti: lo avevo capito che c’era qualcosa che non andava, era strano, merda, lo sapevo che Cordella stava male, quello ha fatto una cazzata, si è sparato; è una conclusione del tutto irrazionale, ma Masetti non ha dubbi, quasi inciampa. Sente un urlo lontano e vorrebbe correre più veloce. Chissà cosa gli gira in testa, quello è indecifrabile, pensa, io gliel’ho detto, stai calmo, cazzo, non ti fanno cadere a un anno dalle elezioni. Corre e suda, verso l’ufficio del presidente, e di nuovo un urlo, più vicino. Ragiona sul comunicato da scrivere, la strategia, le risposte per i giornalisti, ma è un pensiero stupido, perché è tutto finito, a cosa servirebbe? Alla fine del corridoio, davanti ai tornelli, vede un capannello di persone.
Pensa al mutuo, cazzo, il mutuo, perché ha voluto comprare la villa nel quartiere elegante, con Chiara e il bambino stavano così bene in centro, e invece ha voluto indebitarsi, e ora se il presidente si è sparato va a casa anche il portavoce, addio ai 120 mila euro lordi all’anno, e chi se lo riprende più un portavoce che porta sfiga, come farà a pagare il mutuo? Cazzo hai combinato Cordella, che ti frullava in testa, si ripete. Vede il sangue sul pavimento e ha paura. «Giovanni» gli grida Lara, la collaboratrice. Tutti si girano e lo guardano. «Cosa è successo?». «Una tragedia… Una guardia giurata… Si è sparato, abbiamo chiamato i carabinieri». No, non si è sparato il governatore Cordella. Masetti vorrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma non sarebbe elegante. «Avverto il presidente, spiega». Pensa a cosa potrebbe dire la minoranza – «ecco cosa succede con i ritmi di lavoro imposti da Cordella» – già gli sembra di leggere i primi lanci d’agenzia. Sale le scale, ipotizza la dichiarazione che dovrà scrivere a nome del governatore: «La Regione è una famiglia e quella di oggi è una perdita che ferisce tutti. Ci spiace non avere compreso il disagio della giovane guardia giurata ecc. ecc.».
Entra nella stanza della segretaria del presidente, sta giocando al solitario sul pc. «Dora, lui c’è?». Lei alza lo sguardo svogliata: «Penso di sì, ma è un’ora che non lo sento». Bussa, Cordella non risponde. Apre la porta e lo vede immobile, la testa chinata sulla scrivania, lo scuote, non risponde. C’è una bottiglietta degli psicofarmaci, è vuota. C’è un foglio A4, c’è scritto: «Sono stanco». Masetti ripensa alla rata del mutuo, 1700 euro, cazzo, cazzo, cazzo. Sente il polso, è vivo, mugola. Se chiamo un’ambulanza la sua carriera politica è finita e io sono a spasso. «Andreani, ecco chi devo chiamare, Andreani». La sua clinica fattura parecchio e fino a qualche minuto prima era nei corridoi ad elemosinare più soldi pubblici. Lo chiama al cellulare. Settimo squillo, risposta. «Professore, sono Masetti, lei è ancora qui in Regione?». «Sì, sono all’entrata, sa dove è successa la tragedia della gu…». «Lasci perdere, venga subito nell’ufficio del presidente».
Andreani dopo tre minuti è lì, Masetti chiude la porta. «Andreani, lei sa quanto abbiamo fatto per Villa Amaranto, vero?». «Beh, sì. Ma come mai il presidente dorme?». «Non dorme, quello che le dirò è della massima riservatezza, se tradisce la nostra fiducia, non vedrà più un euro. Il presidente ha fatto una cazzata, diciamo che si è sbagliato, ha preso troppi psicofarmaci, sta male. Non posso chiamare un’ambulanza, tutti penserebbero a un tentato suicidio, la sua carriera politica sarebbe finita. Pure la mia e pure la sua clinica. E lei lo sa, vero, che non è un tentato suicidio?». «Certo» scuote attonito i lunghi capelli bianchi Andreani. «Con la massima riservatezza faccia arrivare un’ambulanza, lo porteremo da lei. Diremo che il presidente si è ricoverato, per una serie di controlli di routine. Spiegheremo che crede molto nella prevenzione e che a 45 anni vuole invitare tutti i cittadini a svolgere controlli periodici, che dice?». «La prevenzione è importante».
Un’ora dopo le agenzie di stampa rilanciano una notizia. ”Regione, presidente Cordella: sgomento per il tragico gesto della nostra guardia giurata, vicini alla famiglia”. Masetti fuma sul balcone della stanza di Villa Amaranto dove è ricoverato Cordella. Sente la voce del presidente: «Che è successo?». Si volta, getta la sigaretta ed entra nella camera: «No, dimmelo tu, che cazzo hai combinato?».