È notizia di febbraio 2023 la morte dello stilista spagnolo, francese d’adozione, Paco Rabanne. Noto per la lavorazione di materiali singolari, nacque nei Paesi Baschi nel 1934 ma, due anni dopo, lasciò la Spagna a causa della guerra civile e si trasferì in Francia con la madre, capo cucitrice di Balenciaga.
Si diplomò in architettura all’École Nationale des Beaux Arts di Parigi e iniziò a progettare accessori di moda all’avanguardia. Lavorò per Charles Jourdan, Roger Model, Givenchy, Pierre Cardin, Courrèges, creando modelli e accessori di lusso in maniera artigianale.
È nel 1966 che decise di lanciare il suo brand con una collezione di dodici abiti, presentati per l’occasione all’hotel George V, il cui titolo era Twelve Importable Dresses in Contemporary Materials, ovvero “Dodici vestiti immettibili creati con materiali contemporanei“. I materiali in questione erano plastica, metallo, rhodoid e alluminio. I modelli, audaci e provocatori, rimandavano alle antiche armature, ma con uno stile sperimentale e avanguardista. Anziché ago e filo, nell’assemblare gli abiti utilizzava pinze e tenaglie e questo gli valse il soprannome di “metallurgico della moda”, secondo Coco Chanel.
Insomma, la prima sfilata di Paco Rabanne colpì nel segno. Gli abiti-scultura vennero considerati vere e proprie opere d’arte, da indossare sul corpo nudo per mettere in risalto le forme delle modelle. I loro corpi si fondevano con gli abiti, i quali ne valorizzavano le curve, rendendoli scultorei e seducenti. Il défilé fu memorabile, anche perché Rabanne fu il primo stilista a utilizzare la musica in passerella. Per l’estrosa particolarità, il suo lavoro fu notato anche da artisti rivoluzionari quali Salvador Dalì, che lo definì “il secondo genio più grande della Spagna“. Dopo di lui, ovviamente.
Paco Rabanne tra cinema, musica e oltre
Non solo artisti e trend setter: Paco Rabanne attirò anche l’attenzione di attrici e cantanti. Come Francçoise Hardy che, nel 1967, fece storia indossando un mini abito composto da piccole lamine intarsiate di cristalli. Oppure il mondo del cinema, sedotto dai tessuti luminescenti e dai sottili fogli metallici, come negli abiti indossati da Audrey Hepburn in Due per la strada e da Jane Fonda in Barbarella. La continua ricerca di materiali sempre più inediti caratterizzerà tutta la sua carriera, fino ai più moderni plexiglas e fibra ottica.
Nel 1996, per celebrare i trent’anni di carriera, ci fu il lancio di una versione fai-da-te di un abito della prima collezione. All’interno del cofanetto dischetti e anelli di metallo con due clip, logo e istruzioni da seguire scrupolosamente per montarlo. Nel 1999 Paco Rabanne decide di ritirarsi, per dedicarsi ad altre ad altre attività artistiche, e nel 2010 è proclamato Ufficiale della Legione d’Onore dal ministro della cultura francese.
Dopo una successione di direttori artistici che, a loro modo, hanno cercato di portare avanti la sua avanguardia, nel 2013 è approdato alla maison Julien Dossena, il quale continua a offrire una visione futuristica e moderna della moda come quella introdotta dal suo fondatore. Quel che bisogna riconoscere al celebre stilista è l’aver forgiato una moda festosa, brillante e unica. Il suo stile Space Age, con i noti abiti metallici, ha segnato non solo un’epoca, ma l’intera storia della moda.