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10 buoni motivi per interessarsi al baseball

4 Aprile 2022

La gente mi chiede cosa faccio d’inverno quando non c’è baseball – raccontava Rogers Hornsby, storico prima base dei St. Louis Cardinals – Ve lo dico: guardo fuori dalla finestra e aspetto la primavera”.

Primavera ed estate, oltre a un po’ d’autunno, sono le stagioni in cui si gioca a baseball, ovunque e a qualsiasi livello dalla MLB in giù, in America e in ogni parte del mondo in cui viene praticato, Italia compresa.

La diffusione di internet e della tv satellitare, oltre a un cinema e a un’editoria sempre più accessibili, hanno contribuito ad aumentare la visibilità di questo sport, considerato il “passatempo nazionale” degli Stati Uniti, espressione di un’intera cultura sportiva e memoria storica di un paese, la cui unicità lo ha da sempre circondato di un fascino particolare.

Scopriamo almeno 10 validi motivi per cui vale la pena interessarsi al baseball: c’entrano attori famosi, questioni di fedeltà e persino legami con il calcio.

Foto tratta da Stemcellarts.com

Il baseball è uno sport per tutti

Il baseball è uno sport che si adatta a ogni età e taglia fisica. Non si è mai troppo alti, bassi, lenti, grossi, magri, giovani o vecchi per giocare. Possono praticarlo spilungoni e tappetti, cicciottelli e mingherlini, lepri e tartarughe, energumeni o semplicemente chi ha una corporatura normale. Un ruolo c’è per tutti: quel che conta è saper trovare la propria dimensione, dimostrare intelligenza, sviluppare l’attenzione.

Certo, per arrivare a determinati livelli, come in tutte le discipline è necessario iniziare da piccoli per apprendere al meglio i fondamentali, ma per il resto il baseball è trans-generazionale. Si gioca da bambini fino alla terza età, ci sono campionati agonistici giovanili e senior, leghe amatoriali e tornei per gli old. Soprattutto in USA ma anche in Italia, non è raro trovare arzilli settantenni che sul campo sono ancora in grado di dare lezioni a giovanotti che potrebbero essere loro figli o nipoti.

Se va male con il calcio, c’è sempre il baseball

Tantissimi bambini sognano di diventare calciatori, ma il successo è per pochi. Il baseball può essere una valida alternativa: meno concorrenza e più possibilità di arrivare in alto. Due campioni del passato, l’italiano Bruno Conti e l’olandese Johan Cruijff, da ragazzini erano anche promesse del “batti e corri” e c’è mancato poco che lo preferissero definitivamente al pallone. Nati e cresciuti in zone dove il baseball è assai popolare – la cittadina laziale di Nettuno e i Paesi Bassi – i due calamitarono gli sguardi degli osservatori: Conti, che giocava da lanciatore, ebbe proposte da scuole americane, mentre Cruijff da ricevitore arrivò alla nazionale under 15.

In particolare a Crujiff, scomparso nel 2016, l’esperienza di baseball consentì di sviluppare abilità che poi gli sarebbero tornate utili nel calcio, come “lo sguardo globale – racconta nella sua autobiografia – l’accelerazione, la gestione delle scivolate, la percezione degli spazi, la capacità di pensare in anticipo e molto altro ancora. Negli anni ho approfondito ulteriormente la conoscenza del baseball e, una volta diventato allenatore, ho potuto applicare al calcio con successo diversi trucchi di questo sport”.

Il baseball aiuta a tifare la propria squadra

Il baseball allena fortemente alla pazienza e alla fede nei confronti della squadra di cui si è tifosi. Dal momento che nella MLB – il campionato professionistico USA – è molto difficile qualificarsi ai playoff, vincere il titolo o ripetersi in più anni consecutivi, nel corso della sua storia si sono verificati alcuni incredibili “digiuni”, roba da far impallidire i “soli” 17 anni delle più conosciute astinenze da titolo nel calcio (Arsenal dal 1971 al 1988 e Inter dal 1989 al 2006).

Infatti, nel baseball, i Boston Red Sox hanno dovuto aspettare ben 86 anni per tornare campioni (dal 1918 al 2004, periodo noto come la “Maledizione del Bambino”), mentre nel 2016 si è conclusa dopo 108 anni la clamorosa “maledizione” dei Chicago Cubs, che avevano vinto il loro ultimo campionato nel 1908 e non arrivavano alla World Series – la finale della MLB, al meglio delle sette partite – dal 1945. I tifosi di queste squadre, anziché abbandonarle, sono invece diventati il miglior esempio di sofferenza applicata alla fedeltà verso i propri colori. Ora il periodo di maggior attesa è quello dei Cleveland Indians, il cui ultimo titolo risale al 1948.

L’Italia è abbastanza forte a baseball

Nel baseball, le nazionali top sono circa quindici e tra queste c’è l’Italia. Anche se non figura tra le migliori in assoluto, che rimangono sempre Stati Uniti, Cuba, Giappone, Corea del Sud, Taipei, Venezuela, Olanda, la rappresentativa azzurra è comunque una presenza fissa tra le realtà di alto livello, partecipa sempre alle maggiori competizioni e ogni tanto si toglie lo sfizio di battere qualcuna delle grandi.

Ha vinto dieci volte il campionato europeo, dove l’unica più forte è l’Olanda, e ha sempre partecipato con onore al super competitivo World Baseball Classic, l’evento che dal 2013 ha sostituito in via definitiva il mondiale di baseball. Anche se negli ultimi anni sta attraversando difficoltà a livello di club e gli ultimi europei sono stati deludenti, in Italia il baseball resta uno sport di lunga tradizione, seppur chiaramente di nicchia: i tesserati sono poco più di 20 mila e la diffusione sul territorio è tutt’altro che uniforme. Nel 2008 Alex Liddi è stato il primo italiano di nascita e formazione a esordire in MLB.

baseball kevin costner l'uomo dei sogni

Foto tratta da Variety.com

Il baseball è uno sport da film e libri

Il baseball è uno degli sport più cinematografici e letterari in assoluto. Con la sua lunghissima storia – ufficialmente è nato a Hoboken, nel New Jersey, nel 1846; la prima World Series si disputò nel 1903 – e con le partite caratterizzate da tante pause, si presta meravigliosamente al racconto e alla riflessione. C’è chi dice che il baseball sia una metafora della vita umana, oltre che genuina espressione della mentalità americana.

L’uomo dei sogni con Kevin Costner, Il migliore con Robert Redford, The Rookie con Dennis Quaid, Major League con Charlie Sheen, The Fan – Il mito con Robert De Niro, Moneyball con Brad Pitt sono solo alcuni dei moltissimi film di baseball. Ma anche la letteratura non scherza: Ernest Hemingway (Il vecchio e il mare), Don DeLillo (Underworld), John Grisham (Calico Joe) e molti altri autori, fino al recente Chad Harbach (L’arte di vivere in difesa), hanno inserito il baseball nei loro romanzi o lo hanno addirittura messo al centro delle loro storie.

Il baseball fa superare i luoghi comuni

Avvicinarsi al baseball è un’ottima opportunità per superare i luoghi comuni e scoprire quella che può rivelarsi un’esperienza di vita unica e gratificante. Una prima reazione comune nei confronti di questo sport si riassume nella frase: “È difficile, non ci si capisce niente”. In realtà, come tutti gli sport, non è impossibile da imparare. Molti si arrendono subito alla complessità delle regole, ma basta studiare un po’ il regolamento e seguire con attenzione qualche partita per apprendere il minimo necessario a orientarsi nel gioco.

Il tempo non manca: non c’è cronometro, una partita può durare tre ore o anche di più, quindi i primi requisiti necessari per comprendere il baseball sono pazienza e mente aperta, altrimenti meglio lasciar perdere. Il baseball, inoltre, è lo sport delle belle stagioni e dell’aria aperta, in quanto si gioca da primavera ad autunno, e ogni partita è un’ottima occasione per stare insieme e socializzare.

I New York Yankees, ma non solo

Il tipo con il cappellino blu dei New York Yankees quello lì sei tu…”, cantava Max Pezzali in un suo successo del 1997, La dura legge del gol. Anche chi non ha mai preso in mano una mazza o una palla da baseball e non conosce neppure una regola del gioco, nella sua vita si è imbattuto almeno una volta nel celeberrimo logo con la N e la Y sovrapposte.

Gli Yankees, con la loro elegante divisa bianca a righine blu (il pinstriped), sono la squadra simbolo della MLB, 27 volte vincitrice della World Series su 40 apparizioni. Ma sono anche una delle squadre più detestate della lega, una sorta di Juventus del baseball. Fortissima è la rivalità con i Boston Red Sox, ma ci sono attriti anche con l’altra e più giovane squadra di New York, i Mets, affrontati ogni anno nella cosiddetta Subway Series (espressione traducibile con “derby della metropolitana”).

Degli Yankees hanno fatto parte alcuni giocatori leggendari come Babe Ruth, Mickey Mantle, Joe DiMaggio (famoso anche per il matrimonio con Marilyn Monroe), Lou Gehrig (la sclerosi laterale amiotrofica, di cui morì, è nota come morbo di Gehrig). Tra quelli più recenti, Derek Jeter.

Foto tratta da Baseball-in-play.com

Gli aforismi di Yogi Berra

Nell’era dei social, aforismi e frasi famose godono di forte popolarità. Ebbene, proprio un personaggio del baseball è stato uno dei più grandi “aforisti” di sempre: Yogi Berra. Scomparso a novant’anni nel 2015, Lawrence Peter “Yogi” Berra, figlio di emigrati lombardi, è stato sia giocatore sia allenatore delle due squadre di New York: Yankees e Mets. Ed è stato una delle maggiori figure di sempre nella MLB.

Soprattutto, però, divenne celebre per le sue spontanee e involontarie esternazioni, diventate aforismi tra il surreale e l’esilarante, non privi tuttavia di un loro senso e di una verità di fondo: “Se non sai dove stai andando, potresti finire da qualche altra parte”, “In quel ristorante non ci va più nessuno, è troppo affollato”, “Se non ti dai degli obiettivi, non lamentarti se poi non li raggiungi”, “Bisogna sempre andare al funerale degli altri, altrimenti loro non verranno al tuo”, “Quando arrivi a un bivio, prendilo”, “Non è finita fino a che è finita”, “L’amore è la cosa più importante, ma anche il baseball conta parecchio”.

Il baseball è il padre delle statistiche sportive

Se oggi in tanti sport si è affermato un approccio basato sempre più sull’analisi di dati e statistiche, una parte consistente del merito è dovuta al baseball. Per sua natura, il baseball è uno sport fortemente orientato ai numeri e ai modelli matematici, in quanto si tiene nota di tutto ciò che ogni singolo giocatore fa in campo: battute, errori, valide, fuori campo, strike, ball ecc.

Da alcuni anni ha preso piede il sistema delle statistiche avanzate come principale metro di valutazione e scelta dei giocatori. Il già accennato film Moneyball, la cui visione è consigliata a chi ha già un minimo di dimestichezza con il funzionamento del baseball, spiega magistralmente questa rivoluzione, nota come sabermetrica, che ebbe in Billy James uno dei suoi primi sviluppatori e in Billy Beane, allora general manager degli Oakland Athletics, uno dei primi a credere in questo metodo.

L’allenatore della Nazionale è Mike Piazza

Dal 2019 la Nazionale italiana di baseball è allenata da una leggenda mondiale: l’italo-americano Mike Piazza, origini siciliane, membro della Hall of Fame del baseball e grande giocatore di Los Angeles Dodgers, New York Mets e altre squadre (autore di 427 fuoricampo in MLB). Tra i suoi momenti più significativi della sua carriera da professionista, va ricordato il fuoricampo allo Shea Stadium di New York che, pochi giorni dopo l’11 settembre 2001, riuscì a dare nuova speranza a una città colpita al cuore dagli spaventosi attacchi terroristici.

Per quanto riguarda l’Italia, meno felice la sua esperienza di presidente di un club di calcio, la Reggiana, di cui è stato socio di maggioranza dal 2016 al 2018. L’avventura, durata due stagioni, non ha avuto l’esito sperato. Piazza ha lasciato la società di Reggio Emilia nell’estate 2018. Rimasta senza risorse, la squadra non è stata iscritta al campionato di Serie C, dove allora militava, scatenando la rabbia dei tifosi.

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Foto tratta da Amny.com