Fuga per la vittoria è uno dei film sportivi più conosciuti. Diretto dal grande John Huston, di cui è stato uno degli ultimi lavori, uscì nel 1981 e quindi in questo 2021 ha compiuto quarant’anni.
Sono un appassionato della cinematografia di sport e quando vidi per la prima volta Fuga per la vittoria ero bambino. Non era raro che la Rai lo passasse in prima serata, negli anni ’80, quando la prima serata iniziava alle 20.30 e c’erano più film che fiction. Lo avevo anche registrato su videocassetta, in modo che potessi rivedermelo ogni volta che lo desiderassi.
Da piccolo, se cresci a pane e sport e ti ritrovi a guardare un film in cui si gioca a calcio, puoi immaginare quanto sia facile che certe scene e personaggi ti rimangano dentro. Così il continuo crescendo di emozioni di questa pellicola, incentrata su una partita tra nazisti e alleati durante la seconda guerra mondiale, bastò a entusiasmarmi, ma anche a sviluppare il mio carattere e il senso di ideali come libertà, giustizia, uguaglianza.
Perché Victory – questo il titolo originale – contiene una serie di situazioni che, se la competizione è una parte di te, in qualche modo ti “infervorano”: trovarsi in un ambiente ostile e in una situazione difficile; partire sfavoriti e compiere un’impresa; fare squadra e affrontare le difficoltà; essere posti di fronte a un bivio: fuggire o giocare a testa alta, nonostante tutto.
In seguito, riguardandolo più volte, ho scoperto man mano che Fuga per la vittoria contiene importanti consigli e lezioni di vita. E sono idee applicabili in qualsiasi campo: sport, aziende, gruppi, vita personale. Ne ho individuate sei: eccole.
1) Mai aver paura di andare in campo: giocarsi sempre il risultato con onore
Per tutto il film i protagonisti tentano una fuga verso la libertà. Riusciranno però nel loro intento soltanto alla fine e dalla porta principale, senza ricorrere a scorciatoie e sotterfugi. “Hatch, se scappiamo ora, perdiamo più di una partita”: così Luis Fernandez (interpretato da Pelè) convince il portiere Hatch (Sylvester Stallone) in un momento cruciale della storia.
2) Reagire alle avversità: fare quadrato e rimanere squadra
Gli alleati non si tirano mai indietro di fronte all’ambiente ostile e alle intimidazioni, ma continuano a lottare e a farsi rispettare. “Ne abbiamo prese abbastanza, ragazzi. Adesso diamogliele anche noi“: con queste parole il capitano John Colby (Michael Caine) sprona i compagni a un certo punto della partita, quando la situazione sembra diventare insostenibile.
3) Prepararsi nel modo migliore con quello che si ha
Gli alleati si allenano su un campo polveroso, all’inizio non hanno neppure maglie e scarpe adatte. Però non fanno mai mancare l’impegno e si preparano adeguatamente al match contro i tedeschi, avversari più potenti, allenati e organizzati. Niente scuse: si fa il meglio possibile con le risorse a disposizione.
4) Riconoscere i propri limiti e cercarsi il ruolo più congeniale
Alla lunga si può essere decisivi, anche se all’inizio tutto possa far pensare il contrario. Hatch-Stallone, giocatore molto scarso con il pallone tra i piedi, si improvvisa portiere. Dopo mille peripezie, risulterà determinante nel momento chiave della partita.
5) Rispettare le regole e l’avversario: mettere la lealtà davanti a tutto
John Colby, allenatore e capitano degli alleati, nel corso del film ripete almeno due volte al maggiore tedesco Von Steiner (Max Von Sydow) questa frase: “Come ufficiale e come sportivo, lei ha l’obbligo di darmi almeno una possibilità di vincere“.
6) Lo sport come mezzo di libertà e abbattimento delle barriere
Questa è la grande tematica che attraversa tutto il film. Il calcio come valido antidoto alla politica, ai giochi di potere e alla guerra.
E se tutto questo non bastasse, come ulteriore motivazione niente di meglio che questa scena da Fuga per la vittoria!