Scoppio di Acquasparta, il borgo da cinema verso il recupero
8 Aprile 2021Scoppio è un piccolo borgo fantasma dell’Umbria, nel territorio comunale di Acquasparta (TR), in cui sono state girate alcune scene del film documentario Papa Francesco. Un uomo di parola di Wim Wenders, che ha recentemente debuttato in prima tv. Ma anche alcuni video musicali degli U2.
Oggi Acquasparta vuole intraprendere una strada che porti al recupero della frazione disabitata, i cui ruderi si trovano a circa 640 metri sul livello del mare. Sono raggiungibili lungo la provinciale che conduce a Spoleto, nel cuore dei Monti Martani, il massiccio che cinge a nord la città di Terni.
“Lo Scoppio è uno di quei luoghi dimenticati – afferma Giovanni Montani, sindaco di Acquasparta – che raccontano una storia di spiritualità, natura, montagne, silenzio e abbandoni. In un’ottica di rilancio, l’amministrazione sta valutando diverse proposte e progetti per riqualificare il borgo“.
Nel 2018, per due settimane, la troupe guidata dal regista tedesco Wim Wenders ha girato in Umbria per due settimane, scegliendo i posti più suggestivi che potessero fare da sfondo alla storia di Papa Francesco. Nel docufilm, infatti, Scoppio compare per qualche minuto nella parte che racconta la scelta del giovane San Francesco, che abbandona gli agi della vita terrena per dedicarsi al Signore.
Scoppio di Acquasparta: la storia
Secondo i dati del Comune di Acquasparta, soltanto otto persone risultano attualmente residenti nelle case circostanti l’antico borgo di Scoppio. Uno dei tantissimi “luoghi del silenzio” che punteggiano queste zone interne dell’Italia centrale.
Il curioso nome deriva da un termine latino, scopulus, che vuol dire rupe. Infatti sorge in una posizione che domina la piana sottostante percorsa dal fosso della Matassa e infatti le sue origini affondano nell’alto medioevo, periodo caratterizzato dal processo di incastellamento. Poco dopo l’anno Mille, Scoppio rientrò nel perimetro delle cosiddette Terre Arnolfe, che passarono dalla dominazione dell’imperatore tedesco Enrico II alla Chiesa. E presero il nome da tale Arnolfo, vicario imperiale che si stabilì in zona per governare il feudo.
Scoppio, tagliato fuori dalle vie di comunicazione, conobbe attraverso i secoli un progressivo spopolamento. Nel 1750 vivevano lì ancora venticinque famiglie. L’abbandono definitivo avvenne intorno al 1950, in seguito a una serie di terremoti. La sua suggestiva collocazione lo rendono tuttora una meta prediletta dai percorsi di escursionismo. Oltre a tratti delle mura trecentesche, vi si possono vedere ancora i resti della Chiesa di Sant’Angelo (XV secolo), con l’affresco di una Madonna con Bambino attribuita al pittore spoletino Piermatteo Piergili e un campanile a vela del 1525.