Vetrya

Vetrya, la “Google dell’Umbria” raddoppia

15 Novembre 2017

La chiamano la “Google dell’Umbria”. Non si trova nella Silicon Valley – anzi, in realtà sì, perché ha pure una sede a Palo Alto – ma dove non te l’aspetti: all’ombra della rupe di Orvieto, tra le frazioni di Sferracavallo e Fontanelle di Bardano, sulla strada per Allerona.

Lei è Vetrya, il gruppo italiano nato dalla visione di Luca Tomassini e Katia Sagrafena, quotato in Borsa e leader riconosciuto nello sviluppo di servizi digital, applicazioni e soluzioni broadband. E quasi fatichi a credere che il suo Corporate Campus all’ultimo grido sorga lì, su quella spianata di provincia, tra case basse, officine e concessionari. Un quartier generale invidiato in tutta Italia e non solo, uno di quegli ambienti così cool, tra allestimenti minimal, gadget ovunque e colori pastello, ispirati alle grandi aziende hi-tech e progettati per creare le migliori condizioni di lavoro possibile in un clima disteso e informale, tanto da conquistare più volte i riconoscimenti di Great Place to Work assegnati alle imprese in cui si lavora meglio.

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L’auditorium di Vetrya. Sulla destra il robot Alpha.

Ebbene, per Vetrya – basta scorrere il portfolio clienti per comprendere l’appeal di questa impresa – è arrivato il momento di “estendere l’esperienza“, come ama dire Tomassini, l’imprenditore 52enne con alle spalle importanti incarichi in Telecom, cavaliere del lavoro, che nel 2010 ha fondato Vetrya per “inseguire un sogno e lasciare un segno” in questo mondo digitale che corre sempre di più e muta istantaneamente, offrendo infinite possibilità.

In un’affollata conferenza stampa in stile Apple, svoltasi nell’auditorium di Vetrya al primo piano – una delle facilities di cui questo campus è dotato: spazi verdi, aree di svago, impianti sportivi, zone per formazione e ricerca – Tomassini ha presentato il progetto di ampliamento della sede orvietana, che sarà dotata di nuovi servizi e aree rivolti anche al pubblico.

Le novità di Vetrya

In pratica, il Corporate Campus di Vetrya raddoppia: è stato acquisito l’edificio adiacente, dove presto saranno aperte le nuove strutture, 3500 metri quadrati di aree funzionali, dedicate all’interazione tra persone, stili di vita e tecnologie digitali, secondo una formula innovativa di integrazione e condivisione dell’esperienza e della filosofia imprenditoriale di Vetrya con la comunità locale. Quando? Non è stata svelata la data dell’inaugurazione, ma da quanto riferito e dando un’occhiata fuori, la sensazione è che i lavori siano a buon punto. Indirizzo stradale? Via dell’Innovazione, of course.

Si va dal Vetrya Cafè e Vetrya Shop, punto di ristoro per i dipendenti e gli ospiti e negozio per il merchandising di Vetrya, al Vetrya Sharing, area di condivisione e contaminazione della cultura digitale, dedicata a innovazione e formazione con strumenti digitali, in cui saranno ospitati gratuitamente studenti di licei e università, che potranno avere accesso a servizi di biblioteca, internet ad alta velocità e servizi di supporto allo sviluppo di progetti imprenditoriali; dalla Vetrya Demo Hall, in cui vengono presentate le attività di Vetrya come realtà aumentata, intelligenza artificiale, cloud computing ecc. (“Non è facile spiegare ciò che facciamo qui – ammette lo stesso Tomassini – quindi dobbiamo raccontarlo nel miglior modo possibile“) al Vetrya Senior Training, zona dedicata ad alfabetizzazione e formazione digitale delle persone più anziane, per metterle in condizione di avvalersi in modo consapevole dei servizi offerti dal web.

Quindi Vetrya Next, un lab dove si sviluppa il futuro della rete rivolto a clienti e studenti e infine due aree pensate per sviluppare la smart agriculture e l’industria 4.0 che, in sostanza, utilizzano l’internet delle cose (internet of things) per migliorare e rendere più efficienti i processi produttivi. E che nel territorio orvietano ciò potrebbe trovare interessanti applicazioni nelle aziende artigianali e agricole. Infine, tra tanta tecnologia, ci sarà pure l’area Vetrya Digital Detox, in cui incontrarsi, socializzare e “disintossicarsi” dal digitale: qui, infatti, non ci saranno né connessione web né segnale telefonico, ma saranno possibili soltanto attività offline.

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Luca Tomassini durante la conferenza stampa.

L’ampliamento del Corporate Campus, coerentemente con la filosofia di Vetrya fin dalla sua nascita – spiega Tomassini, che nel corso della presentazione diverte il pubblico dialogando con il robot Alpha programmato con un’intelligenza artificiale – ha l’obiettivo di coltivare talenti e creare condizioni di lavoro attrattive perché, per realizzare valore, occorrono persone di valore. Con l’apertura dei nuovi spazi andiamo a realizzare un altro progetto che abbiamo fortemente voluto e di cui siamo orgogliosi: un’impresa innovativa aperta al territorio, punto di incontro per rispondere alle più ampie tematiche legate all’evoluzione del rapporto tra le persone e le tecnologie digitali”. Vetrya, esistente da sette anni, ha dimostrato che “attraverso il digitale è possibile la realizzazione di straordinari progetti d’impresa anche in una piccola città, in grado di creare posti di lavoro e superare le distanze. La digitalizzazione impone differenti modelli di lavoro, come in tutte le cose ci sono lati positivi e negativi, ma la realtà è che Internet ha cambiato il mondo e non si potrà più tornare indietro“.

Da Orvieto al mondo

Le sfide del futuro sono ben tracciate: intelligenza artificiale, big data, cloud computing, veicoli elettrici connessi, industria 4.0, internet delle cose, robotica, droni, social media. Vetrya ha aperto proprie società a Palo Alto, Rio de Janeiro, Kuala Lumpur, sta per sbarcare a Madrid, ha uffici a New York e Londra, ambisce al mercato cinese “ma sempre con prodotti e servizi ideati e sviluppati qui a Orvieto e poi lanciati negli scenari in cui siamo presenti – tiene a precisare Tomassini – perché Orvieto è una realtà dalle straordinarie potenzialità, che deve sapersi valorizzare e guardare al mondo digitale per creare posti di lavoro, perché la rete consente, a costi contenuti, di raggiungere grandi risultati, aiutando la comunità a crescere. Noi puntiamo su impresa, formazione e territorio. I giovani sono il motore di questo mondo ed è a loro che, ad esempio, ci rivolgiamo con la Fondazione Luca e Katia Tomassini“.

Una realtà, quest’ultima, che affianca Vetrya per aiutare i giovani a entrare nel digitale non solo tecnicamente, ma anche per infondere loro una filosofia e cultura dell’innovazione, per stimolare la loro auto-imprenditorialità. “Tutto questo è un sogno che si realizza – interviene un’emozionata Katia Sagrafena, co-founder e direttore generale di Vetrya – perché quando si riceve molto dalla vita, io e Luca siamo entrambi dell’idea che arriva il momento di restituire. Vogliamo contribuire a ridare valore a Orvieto e al suo territorio. Un grazie di cuore a tutta la nostra squadra“.

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Il secondo corpo del Campus di Vetrya, di prossima apertura.

Per quanto riguarda i rapporti con la comunità locale, l’intenzione di Vetrya è quella di creare un ecosistema in grado di mettere insieme azienda, formazione, territorio e giovani, attraverso una serie di iniziative come i progetti di alternanza scuola-lavoro con gli studenti degli istituti superiori, il semestre in azienda in collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo (ogni settimana l’auditorium accoglie le lezioni degli studenti di marketing ed economia aziendale) e prossimamente un accordo con un importante ateneo italiano di respiro internazionale finalizzato all’erogazione di borse di studio destinate a giovani del comprensorio orvietano.

E così non resta che attendere l’inaugurazione dei nuovi spazi di Vetrya, che renderanno l’azienda orvietana sempre più simile a una “Google” dell’Umbria e dell’Italia centrale, salutando il Corporate Campus in una grigia e ventosa serata di novembre con la consapevolezza che, in fondo, non è necessario trovarsi per forza in una metropoli per creare qualcosa di importante e che c’è ancora chi crede che puntare sull’innovazione e sul futuro prevarrà sulle rendite del passato. Se Rita Levi Montalcini era convinta che la più grande invenzione del ‘900 fosse stata internet, tutto ciò avrà pure un significato.

Francesco Mecucci

 

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Un particolare dell’auditorium (foto tratta da http://campus.vetrya.it)